Traduzione dell'articolo di James Herod, apparso nella 'Newsletter' del Boston Anti-Authoritarian Movement (BAAM), #18, nel febbraio 2009.
di James Herod

Né la soluzione a due Stati (Two-State) né quella a uno Stato (One-State) risolveranno il problema in Palestina. Solo la No-State Solution può farlo. Essa propone lo smantellamento dello Stato israeliano e la rinuncia a qualsiasi tentativo di creare uno Stato palestinese. Al contrario, i popoli che abitano il territorio della Palestina storica dovrebbero evolvere verso una forma sociale avanzata e decentralizzata, fondata su un’associazione di comunità autonome e autogovernate, basate sulla democrazia diretta. Verrebbe così abolito ogni forma di governo di tipo rappresentativo. Questo storico balzo in avanti dovrebbe coinvolgere immediatamente anche Libano e Giordania, due Stati artificiali creati dagli imperialisti occidentali dopo la dissoluzione dell’Impero Ottomano.

La No-State solution permetterebbe agli abitanti della Palestina di superare le entità territoriali governate da classi dominanti capitaliste, siano esse definite in termini etnici, razziali o religiosi, o attraverso i cosiddetti diritti civili del liberalismo umanistico e laico. Il vero problema è lo Stato-nazione in sé, non che esso sia religioso o laico, etnicamente o razzialmente omogeneo o meno, mono o multiculturale, liberale o conservatore.

Questa affascinante proposta anarchica — una soluzione così ovvia —, sfortunatamente, non è mai stata nemmeno presa in considerazione nel corso dell’intero secolo di aggressione sionista ai danni dei palestinesi. Perché? Anzitutto, la vittoria storica del marxismo sull’anarchismo nel XIX secolo ha relegato gli anarchici ai margini della scena politica per oltre un secolo. Inoltre, il sistema degli Stati-nazione, controllato dal capitalismo, è così forte e radicato che è difficile adottare una prospettiva al di fuori di esso, e quasi nessuno ci ha mai provato. Ora, tuttavia, alcune voci innovative iniziano a farsi sentire a favore dell’idea, come quella di Bill Templer o di Uri Gordon.

Il problema della Two-State Solution è che essa conferisce legittimità allo Stato sionista di Israele e riconosce così il suo diritto all’esistenza. Ma Israele non ha alcun diritto di esistere. È stato fondato sull’espulsione violenta degli abitanti originari (e legittimi proprietari) della Palestina (circa 750.000 persone). La campagna terroristica sionista di pulizia etnica, che dura ormai da quasi un secolo, è stata possibile solo grazie al sostegno di potenze imperialiste occidentali, in particolare degli Stati Uniti, che l’hanno alimentata con ingenti aiuti militari, finanziari e politici. Per riparare a quest’ingiustizia storica gravissima è necessario smantellare lo Stato militarista e razzista di Israele e garantire il diritto al ritorno ai rifugiati palestinesi, che oggi contano quasi cinque milioni di persone.

Ed è sempre stato questo l’obiettivo dei movimenti per la liberazione della Palestina, anche se non sempre dei loro leader o di certi intellettuali occidentali. Quanto ai leader, sia l’OLP che Hamas hanno finito per accettare la soluzione a due stati. Quanto agli intellettuali, Noam Chomsky ha sempre (fino al mese scorso) sostenuto la soluzione a due stati. (Perché mai, a proposito, Chomsky, che si definisce anarchico, non propone mai soluzioni anarchiche per le questioni di attualità?) Allora perché non sono stati istituiti due Stati? Perché Israele, in quanto entità sionista, non vuole uno Stato palestinese.

Il suo obiettivo fin dall’inizio è sempre stato rubare tutta la terra della Palestina — e persino altro territorio da Libano, Siria, Giordania ed Egitto — al fine di costruire una Grande Israele, e purificare la terra da tutti gli abitanti non ebrei.

Inoltre, la rapina sionista delle terre palestinesi è proseguita senza sosta al punto che ormai non c’è quasi più terra sulla quale pensare di fondare uno Stato palestinese. I palestinesi sono stati rinchiusi e imprigionati nella Striscia di Gaza e in numerosi minuscoli enclave simili ai bantustan nella Cisgiordania. Non controllano nulla. Israele ha di fatto rimosso definitivamente la soluzione a due stati dal tavolo.

Dopo i massacri spaventosi e orribili, i bombardamenti e le invasioni di Gaza, Libano e Jenin negli ultimi anni, e dopo decenni di assalti brutali contro i palestinesi, con assassinii mirati dei loro leader, demolizioni di case, i checkpoint, il Muro, gli omicidi sommari, le distruzioni degli uliveti, la sottrazione dell’acqua, lo strangolamento economico, la detenzione senza processo, la tortura, la fame, i furti di denaro, le restrizioni di movimento, l’annientamento della società civile, la distruzione delle infrastrutture e così via, ad nauseam, chi potrebbe ancora, con del buon senso, promuovere la continuità dell’esistenza di Israele in Medio Oriente? Questi crimini sono andati talmente al di là del limite da distruggere per sempre qualsiasi rivendicazione di legittimità dello Stato israeliano o desiderio di convivenza pacifica con esso.

E si arriva così alla One-State Solution, che ultimamente viene riproposta più di frequente e talvolta sostenuta seriamente. I suoi sostenitori immaginano uno Stato laico unico per la Palestina storica in cui i diritti civili di tutti i cittadini siano garantiti, e in cui persone di diverse religioni ed etnie possano convivere in uguaglianza, libertà e pace. Un tale Stato significherebbe ovviamente la fine del progetto sionista ed è quindi fortemente respinto dagli israeliani sionisti.

In verità, lo Stato laico sarebbe meglio che non fosse sostenuto da nessuno. I suoi presunti benefici sono in gran parte un miraggio. Difficilmente esiste uno Stato-nazione che non pratichi serie discriminazioni nei confronti delle minoranze razziali o etniche interne, per non parlare dell’oppressione, apparentemente insradicabile della metà femminile della razza umana, o dello sfruttamento sistematico della classe lavoratrice. Con rare eccezioni, gli Stati-nazione sono controllati dai capitalisti. Quelle poche entità che passano in mano socialista finiscono per collaborare comunque con i capitalisti. Per decenni i marxisti hanno scritto critiche dettagliate della “democrazia borghese”, come la chiamavano, smascherandola come una frode. Così hanno fatto anche gli anarchici. Kropotkin pubblicò un attacco feroce al governo rappresentativo 124 anni fa, nel 1885. È come se lo avesse scritto l’anno scorso, rivolto a noi. L’era del governo rappresentativo sta per finire. È fondamentale assicurarsi che finisca davvero.

Ecco perché è così importante promuovere la No-State solution in Palestina. Il fatto che oggi ciò sembri impossibile è tanto più motivo per far circolare l’idea, mettere la proposta sul tavolo. Questo è il primo passo. Solo così potremo iniziare a vedere come essa potrà realizzarsi. Dopotutto, un mondo decentralizzato, senza capitalismo né Stati, sembra impossibile ovunque. Ma magari non lo è. Dobbiamo iniziare a combattere per ciò che vogliamo, e per ciò che è giusto, non per ciò che pensiamo di poter ottenere. L’organizzazione sociale del mondo deve cambiare in modo profondo se noi, esseri umani, vogliamo avere qualche speranza di sopravvivere alle crisi senza precedenti che oggi ci affliggono e di creare una società vivibile e sostenibile.