“Chi cerca la verità passa per cretino”. È una citazione dallo Sciascia di A ciascuno il suo. Buona parte dei gruppi editoriali italiani deve averla scritta a caratteri cubitali sui muri delle redazioni. Sapete, un po’ come si faceva ai bei tempi con le frasi della Buonanima, quando Salvini non era ministro dei trasporti e i treni arrivavano in orario. Ma non divaghiamo. Anche perché, una volta tanto, la realtà ci dà conforto: secondo dati rilevati tramite l’analisi a infrarossi delle marchette che appaiono sui media della Patria, i dotati di scarso quoziente intellettivo sono un’esigua minoranza. La maggioranza brilla per acume: non ci pensa proprio, a cercare o a dar conto dei fatti scomodi. Del resto, l’intelligenza è come il coraggio: o ce l’hai, o non ce l’hai. E gli intelligenti, grazie al cielo, abbondano. Sono sparsi a macchia d’olio.
Anzi, a macchia di petrolio. E generoso consumo di gas, nonostante le ultime bollette. Metti ad esempio che nel nostro googlare da perdigiorno scrivessimo, putacaso, le seguenti parole-chiave: “Eni Gaza”. Uscirebbero quattordici pagine nella sezione “tutti” e appena cinque in “notizie”, ruotanti quasi esclusivamente attorno a Gaza Marine, giacimento sottomarino da 28 miliardi di metri cubi che, leggiamo in un articolo di Avvenire del 27 luglio 2024, “potrebbe trasformare la vita di milioni di palestinesi, al punto di rendere questa terra martoriata un grande produttore di energia”. Sul motore di ricerca, riguardo al tesoro mezzo sconosciuto, oltre all’organo dei vescovi compaiono una manciata di testate (Il Manifesto, Il Fatto Quotidiano, L’Indipendente, Domani, Altreconomia) e vari siti pro Palestina.
Eppure ha rappresentato, come si dice, un caso. O almeno, ci saremmo aspettati che diventasse tale. il 29 ottobre 2023, esattamente dopo ventidue giorni dall’attacco di Hamas, Israele assegna la licenza di esplorare le acque antistanti alla Striscia ad alcune compagnie, fra cui la nostra Eni, decisione contestata il 6 febbraio 2024 da una serie di associazioni palestinesi con una diffida a intraprendere le attività, fatta pervenire tramite uno studio legale di Boston. Di qui, per troncare subito il dibattito che poteva nascerne, la dichiarazione del 14 febbraio da parte del ministro degli esteri, Antonio Tajani, berlusconiano in assenza di Berlusconi: “Il contratto è ancora in via di finalizzazione, al momento non vi è alcuno sfruttamento di risorse”. Eni, dal canto suo, non ha commentato.
Noi però, sempre per la cretineria di fondo che ci contraddistingue, ci siamo chiesti dove siano finiti gli altri giornali. Nonostante la crisi dell’editoria, ne escono ancora in buon numero. Ma niente: cerca che ti ricerca, sull’Eni troviamo una massa sterminata di news sul green deal, sulla mobilità sostenibile, sullo spot per Sanremo con Virginia Raffaele, sulle strategie del management, sulle centrali, sul Piano Mattei, magari su qualche brutto incidente e vertenza occupazionale, ma su questioncelle come gli affari nel mare di Gaza, niente. Passi il saggio glissare dei giornaloni istituzionali tipo Corriere o Repubblica, i più sagaci per antonomasia. Ma i paladini della libertà li pensavamo come noi: più fantozziani, sciascianamente affetti da deficienza naturale. E invece sono anch’essi menti superiori: non si attardano su notiziole allo stato gassoso. Pensavate a una bella inchiestina come solo Fanpage sa fare, con insider sotto copertura munito di telecamerina? Macché. O magari un rigoroso fact checking di Open di Chicco Mentana? Ma quando mai. E Piazzapulita di Corradone Formigli? Non risulta. Report, nel novembre scorso, un’incursione su certi progetti in Kenya della multinazionale al 30% dello Stato l’ha fatta (“falsità”, naturalmente, secondo l’azienda amministrata da Claudio De Scalzi).
E allora, da scemi senza speranza quali siamo, ci siamo domandati a quanto ammonti la percentuale dedicata alla stampa nell’annuale piano di spesa pubblicitaria del cane a sei zampe. Dovrà pur esserci un modo per misurare, calcolare, soppesare tanta diffusa avvedutezza fra le penne d’Italia. E quale migliore criterio dei banner di pubblicità, anima del commercio? Quali informazioni più chiaroveggenti, se non i testi a cura degli studios di editori i quali, legittimamente e intelligentemente, incassano senza voler rogne? E soprattutto: quale insuperabile e insuperata strategia, la tecnica immortale del silenzio. Per dire: che fine ha fatto la trattativa con gli Angelucci, padroni di Giornale, Libero e Tempo, per vendere l’agenzia stampa Agi di proprietà dell’Eni? Mistero. Arenata, deve essersi arenata. Forse, a rivelarci qualcosa potrebbe essere Mario Sechi, il revolutionary conservatory direttore di Libero. Prima dei gloriosi quattro mesi scarsi da responsabile stampa del maschio presidente Giorgia Meloni, a dirigere l’Agi era lui. E chissà: magari ci tornerà, se mai gli Angelucci facessero il colpaccio (“Io non sono Mario Sechi perché sono venuto all’Agi. Io ero già Mario Sechi. E lo sarò anche dopo. L’Agi resta mia, io non mi sento un esule, non vado al confine”: così avrebbe parlato, nel suo per altro sobrio discorso d’addio).
“La memoria è l’intelligenza degli idioti”. Lo diceva un idiota di fama: Albert Einstein. Ci sovviene allora un ricordo. Prima di venire destituito alla direzione del quotidiano Domani, nell’aprile di due anni fa,per pura coincidenzapoco dopo un piccato botta e risposta con Eni irritata per un suo articolo di fondo, Stefano Feltri scriveva: “Non mi azzardo a dire più nulla sulle vicende giudiziarie: ogni accenno al merito comporta esporre me e il giornale ad altre azioni legali. Eni può dire: missione compiuta” (Domani, 25 marzo 2023). State sere-Eni, insomma. Ecco, visto che noi si è stupidi, ma non così stupidi, non osiamo vergare un’altra sola parola in più. Ma siccome non siamo nemmeno così scaltri nell’orientare il pappafico, come invece insegnano col loro esempio fior di giornalisti che una parola fuori budget non la scrivono neanche per sbaglio, ci limitiamo a un consiglio da donare a te, perspicace lettore: fa’ attenzione agli inserzionisti, quando sfogli o clicchi. Ti si affacceranno alla mente meravigliose connessioni. E, orgogliosamente, ti sentirai un cretino. A ciascuno il suo.