La testimonianza di un ragazzo come tanti, piegato dall'eroina, che rimanda la caduta, aggrappandosi alla sola cosa rimastagli: un diario, rifugio contro il dolore, la solitudine e la vita.
Estratti del libro

I fatti:

Dalla «Stampa» di Torino, 23 gennaio 1983: Ancora un morto per la droga, il terzo in venti giorni. È Daniele Leandri, 23 anni, di Rivoli, senza un lavoro: il suo cuore si è fermato ieri mattina sull’ambulanza che lo stava trasportando all’ospedale. A dare l’allarme sono stati i genitori che verso le 9, lo hanno trovato cianotico riverso sul letto. Poco dopo le 2 era stato raccolto in stato confusionale dalla sorella a poche decine di metri della sua abitazione, nei pressi del giardino del Castello. La ragazza era riuscita a trasportalo sino a casa pensando che Daniele avesse solo bevuto un po’ troppo. Invece era l’inizio d’una crisi che non avrebbe perdonato.

«Quando si incomincia un diario, ci si prefigge di cambiare vita, io non la penso così, io più che altro sono un hippie e un ladro drogato».

«Le mie idee sono la libertà, che tutti sono uguali e non ci siano le classi sociali e la violenza».

«Oggi parlo della violenza e del crimine che è la cosa più schifosa; la violenza e le botte, dicono molti, ci vogliono, ma io dico se uno vuole che un altro faccia una cosa è meglio che la faccia con la dolcezza perché più una cosa è dolce più è bella. Uno come me che gli piace dipingere, gli piace evadere con la droga e che ama restare solo e che si è innamorato solo una volta e pure di una persona sbagliata e che pure si è sentito dire pazzo e deficiente, che infine aveva solo una epilessia, forse ha sbagliato».

19 fe b b r a i o
Ciao, sai cosa stavo pensando, che sono uno stronzo, perché? Semplice, porco Dio, mi sto innamorando di Monica, un’altra Monica, sì vacca madonna, ogni volta che la vedo mi tremano le gambe, divento timido e non so mai quello che devo fare, perché te lo dico proprio adesso? Semplice, perché ogni notte che mi addormento, tutti i volti di ragazze hanno il suo, poi non faccio altro che pensare a lei anche mentre lavoro, sì porco Dio dimmelo pure che sono un imbecille, hai ragione perché è così, ma porco Dio, proprio in un momento come questo dovevo innamorarmi, che non lavoro, mi sento una merda, un emarginato, poi io che sono pieno di complessi e per la minima cazzata divento rosso, guarda sbatterei la testa contro il muro pur di trovare un lavoro, senza più dipendere da nessuno, sentirmi poi dopo tante sofferenze un essere umano che non ha più bisogno della mammina che lo imbocchi, del paparino, ma potersi dire alla fine della giornata, questo piatto per oggi me lo sono guadagnato con le mie mani.

14 a p r i l e
In questi giorni ho sballato più o meno forte, ma non è di questo che ti voglio parlare e nemmeno di adesso che sono sballato. Il più è che mi sento strano, ho voglia di morire, sai diario.

1° d i c e m b r e
Oggi è stata una giornata un po’ disastrosa anche perché mi è andato tutto male; ho pensato molte cose, tutte più o meno importanti. Ho pensato a mio nonno quando l’ho lasciato, che faceva una pena straziante, anche se non mi sono messo a piangere, ne avevo voglia, e ho pensato a mio padre, alla stazione, quando mi ha detto che ha bisogno di me, e quando mi ha detto che non crede di vivere molto perché gli mancano le forze. Credo che deciderò qualcosa di giusto e non m’importa quello che dicono gli altri. Ciao dolce amico diario.

2 gennaio
Oggi mi sono alzato, sono ancora sballato, per fortuna ci riesco a scrivere. Mio padre mi ha rotto l’anima alle prime luci dell’alba, è fortunato perché sono in viaggio e non capisco un cavolo. Mia madre con le sue vicende di questa casa e tutto quello che gli è successo per colpa mia, mio padre, mia sorella, mio nonno. Sono stanco e stufo, ho voglia di fare qualcosa di bello al di fuori del viaggio. Sarebbe bello giocare nella neve, ridere e scherzare. Tra due giorni è il mio compleanno e ne compio diciassette. Speriamo che quest’anno sia migliore dell’altro, se no ci pensi che schifo. Tra poco sballerò di nuovo ma prima voglio dirti che non basta drogarsi per dimenticare tutto, bisogna essere veramente felici per poter dimenticare.

18 a g o s t o
Ciao, dopo tanto tempo ci risentiamo; in questo periodo, succumolo di cose. Prima di tutto, prima di partire per Firenze avevo fatto pace con Giacinta. Oggi per una cazzata abbiamo litigato. Però, vedi, per me sono più forti i miei ideali che tutto il resto. Sì amo molto Giacinta, però prima di tutto viene il mio orgoglio, i miei ideali e poi tutto il resto.

3 settembre
Altro giorno, altro tempo che passa, la malinconia e l’indifferenza attuale per tutte le cose che vivono attorno a me si fanno sempre più strada nella mia mente, anche se bene o male tento di reagire a questa vita. Sono stufo di lavorare in officina, stanco di perdere i miei anni più belli chiuso in una tana come una talpa, solo che io non sono una talpa, sono un essere umano. Lei non l’ha capito, è stata sorda alla mia voce. Ora quello che succederà domani non m’importa, tanto non c’è più niente che valga la pena.

15 n o v e m b r e
Sai che sono un fallito, sì è brutto da dire, ma sono un fallito e la cosa più brutta è che non ce la faccio a essere cinico come ti inculca questa società. E per compensare il tutto, anneghi l’ultima speranza in un corpo di donna e lo fai solo per rabbia, per disprezzo e anche per amore.

30 n o v e m b r e
Sono alla fine, sono battuto, io non ce la faccio, io mi arrendo. Ho paura, il buio mi acceca. Tutto è contro di me. Forse riinizierò a bucare, a entrare ancora una volta dentro al buco nero fino alla catastrofe.

20 gennaio
Ore 1,05 di notte, mi sono appena fatto un buco di Liometacen (è una medicina che usava mio padre per i dolori e che ora non ne fa più uso). Mi ha dato un flash micidiale, al punto che per un attimo ho avuto l’impressione di svenire e in quell’attimo mi sono riproposto di non farlo più, ma stasera le cose sono andate totalmente diversamente, ne ho fatto un altro. E nel pomeriggio uno con delle medicine trafugate.