L'israeloansia è l'effetto che genera la discrasia tra l'insieme di valori che professiamo come società e il genocidio sistematico a cui diamo il nostro supporto economico e militare in Palestina.
Quest'articolo è apparso sulla newsletter

La generazione dei millennial (1980-1994) (io e voi) ha una strana sensibilità. Da un lato facciamo i matti verso i più piccoli, gli snowflake, con i loro safe space e l’incapacità di resistere a ogni piccola asprezza della vita. D’altro canto c’è sempre lo spettro delle generazioni dei veri duri, i nostri genitori, che alla nostra età avevano già etc. etc. e quindi abbiamo voluto creare questo movimento ironico legato alla parola “ansia”, senza veramente sentirla sulla nostra pelle, ma che è servito da profezia che in qualche modo si è avverata per la generazione successiva. L’ecoansia, le paranoie, etc.

Bene, io che ho vissuto ormai parecchi anni molto serenamente e al riparo da queste famose ansie, ho scoperto che ho un’ansia. La coltivo latente da un po’, mi è scoppiata più manifestamente quest’estate. Ho l’israeloansia. È il frutto della collisione frontale di tutto quello che ci hanno insegnato a scuola, che era frutto di tutto quello che i nostri avi hanno pensato e lottato e dato la vita per pensare per millenni, contro quello che improvvisamente adesso ci dicono di pensare o almeno di ignorare.

L’israeloansia è svegliarsi una mattina d’estate e voler postare una fotina o qualsiasi frivolezza su instagram e poi in un attimo scoprire che anche oggi Israele ha ucciso n-mila persone con il plauso del nostro governo e dell’opposizione. L’israeloansia è realizzare che l’opposizione fa battaglia su ogni singolo punto dell’esistenza salvo evidentemente quando si tratta di questa mia recente ansia. Cioè io per combattere questa mia ansia sarei pronto a dare il mio voto a qualsiasi politico che dica questa semplice cosa, cioè che Israele non ha il diritto di esistere, così come l’Apartheid sudafricana o la Rhodesia o la Padania o la poliomelite, e basterebbe che lo dicesse e milioni di persone come me lo voterebbero domani, e però per qualche motivo che posso solo ipotizzare nessuno riesce a dirlo e la mia israeloansia cresce.

È l’ansia dell’impotenza colpevole e vigliacca, del dover ricorrere a pseudonimi, del dover pensare e ripensare se effettivamente postare o non postare (compresa questa newsletter), un calcolo delle convenienze che normalmente già facevamo mille volte al giorno perché come si dice viviamo in una società, ma stavolta in discussione non c’è l’opportunità o meno di postare il meme volgare che fa molto ridere ma tra i contatti ci ho pure due colleghi, qui l’opportunità è che da un lato c’è il mondo in cui vivo e dall’altra, ogni giorno, il lineare processo di eliminazione di un popolo dalla Palestina perché gli ebrei sionisti devono avere la loro terra promessa tutta per loro, dal fiume al mare.

L’israeloansia ci mette anche gli uni contro gli altri, ci fa essere massimalisti, ad esempio io penso più volte al giorno che è inutile condividere le foto di bambini con la testa mozzata se poi non abbiamo il coraggio di dire pacatamente e fermamente che Israele non deve più esistere. D’altronde lo dicono anche gli israeliani perbene, rimettiamo il link a quel famoso e pacato articolo di un intellettuale israeliano che spiega perché non è giusto che Israele esista, perché noi non possiamo dirlo a tavola o al bar o in ufficio? Perché ci abbiamo l’israeloansia.

Come in tutte le ansie sincere, non so come andrà a finire. Certi giorni penso che il bene alla lunga prevalga, il nazismo dopo 20 anni di successi militari e vento culturale in poppa alla fine è stato sconfitto. Altri giorni penso che è stato un caso, e che la storia è piena di popoli ingoiati e annientati, e che una volta annientati e digeriti poi addirittura il mondo riprende come prima, anzi tecnicamente più pacifico, più pacificato. Stiamo assistendo con molto imbarazzo a un commensale che si mangia un altro commensale, e non sono sicuro che poi a questo commensale antropofago non gli parleremo più. Alcuni dicono, credo per lenire l’israeloansia, che gli israeliani dopo questa carneficina non potranno più girare per strada o nel mondo perché verranno guardati con disprezzo. Mi sembra un pensiero ottimista e generoso verso la memoria umana. Io credo che più probabilmente ogni paese farà delle leggi per rimuovere lentamente la memoria del commensale popolo palestinese, come fa quella futuristica legge tedesca che vieta ai nuovi cittadini di dichiararsi antisionisti. Non è detto che andrà ovunque o per sempre così, ma è un buon indizio.

Quest’articolo è apparso sulla newsletter Il Tuffatore di Vittorio Ray (