Intervista impossibile a Luca Marinelli, convincente interprete di sua eccellenza.
Intervista impossibile

Longone Sabino, cittadella sperduta del Lazio. L’invito è arrivato da Luca Marinelli in persona, l’attore che interpreta Mus solini nella fortunata serie Sky. L’occasione è una tenerissima rassegna cinematografica nel cinema “più piccolo di Italia”, “u cinemittu” come lo chiama la sindaca francese. In paese c’è la crème de la crème dell’industria, Alba Rohrwacher, Valerio Carocci, il fastidiosissimo toscano che fa Cesarino, la tipa di Suburra che fa la Sarafatti, e altre facce più o meno note. La rassegna si chiama “Antifas-cinema”, anch’essa prodotta da Sky; solo film communisti così, allo scopo di sedare le illazioni circa le ambigue passioni politiche del cast di M.

Marinelli ci viene incontro accogliendoci.

LM – Compagni! Carissimi! Grazie di essere venuti. La vostra intervista aiuterà il progetto, ne sono certo.

N – Luca, ma grazie a te dell’invito, non abbiamo mai visto così tante facce famose tutte insieme… scusa la domanda inopportuna, ma quello lì è Favino?

LM – No quello in realtà è mio cugino, ma li scambiano sempre, si assomigliano. Comunque sia è un’occasione stupenda non trovate? Ritrovarci qui, tutti assieme, a celebrare la storia partigiana di queste terre.

N – Certo, ogni occasione è buona per ribadirlo.

LM – Che poi anche l’arte, il cinema, sono discipline liberatorie, anarchiche, intimamente antifasciste, o no?

N – Senz’altro, non se ne può mai abbastanza di cinema, è il modo più inclusivo e diretto di fare cultura… aspetta però, quello lì dev’essere Favino.

LM – Quella in realtà è la signora dell’alimentari, ma capita sempre, si assomigliano.

N – Ah peccato. Ma lui è previsto, Favino? Siamo grandi fan…

LM – No, non poteva passare purtroppo, ma ci manda i suoi saluti. Invece di Favino però posso presentarvi la persona più importante della mia vita, e del mio percorso politico.

Marinelli si fa largo tra la folla di facce celebri, scortandoci. Si ferma davanti a una piccola sagoma grigia, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto.

LM – Eccola qua, lei è mia nonna. Faro d’integrità antifascista, staffetta partigiana ai tempi della guerra. Con gli anni ha perso un po’ di lucidità, per questo la vedete così, ma nei suoi occhi brilla ancora la fiaccola della libertà e dell’opposizione al regime.

La vecchia, da che era immobile e persa, improvvisamente ha un sussulto. Lo sguardo si rianima, fissandosi su di noi. Ci afferra violentemente per il bacino. Ci tira giù, portandoci l’orecchio all’altezza della sua bocca. Le decrepite labbra d’anteguerra schioccano. Distinguiamo nel sospiro due flebili sillabe:

Nonna – …du…ce…

LM – Nonnina!!

Marinelli ce la stacca di dosso.

LM – Ma che fai?? Scusatela è stanca e confusa, forse è ora di portarla a letto. Non avrà preso le pillole. Mi vogliate scusare.

Trascina via la nonna, verso la parte alta del paese. Passa accanto a quello che in un primo momento scambiamo per Favino, e si rivela poi essere un palo, ma in effetti si assomigliano. Rimasti soli, notiamo un rigonfiamento della tasca. Ne estraiamo una palla di carta. Avvolta al suo interno quella che sembra essere una chiave. Dis-stropicciamo il foglio. Leggiamo:

SCAPPATE. NON E’ COME SEMBRA. NULLA E’ COME SEMBRA. IL MIO LUCA E’ IMPAZZITO. CHE FINE HA FATTO IL MIO DOLCE NIPOTINO? POVERA GIOIA. QUELLA VELENOSA IDEOLOGIA. E I SUOI AMICI PURE, CAROGNE. GLI ANTIPSICOTICI CHE MI COSTRINGONO A INGOIARE MI IMPEDISCONO DI PARLARE. MA POSSO SCRIVERE. AH SE POSSO SCRIVERE! CORRETE VIA, MA PRIMA DOVETE RACCONTARE A TUTTI QUELLO CHE VEDRETE. SIETE LA MIA UNICA SPERANZA. VIA ROMA 14, SECONDO PIANO. LA PORTA A DESTRA.

Alziamo lo sguardo. Improvvisamente ci sentiamo osservati. Ci dirigiamo verso il banchetto delle magliette dei film di Elio Petri, ma ne approfittiamo per infilarci nella rampa che porta verso Via Roma. Al n° 14 la chiave scivola dentro la serratura. Saliamo le scale scricchiolanti, seguendo le indicazioni. La camera è nera come il cuore degli arditi. Tappezzata di foto in bianco e nero. Luca Marinelli a Predappio, pensieroso davanti al sepolcro. Ad Acca Larentia, col bomber nero. Marinelli sorridente tra Steve Bannon e Alice Wiedel. Sul tavolo fogli sparsi e libri. Julius Evola, René Guenon, Ernst Junger. Tra tutti spicca un manoscritto, rilegato in pelle marrone, titolo in rilievo: “Progetto 2030: La Terza Via, dal Cinema al Parlamento” firmato M.
Alle nostre spalle, calda e improvvisa, si leva una voce:

? – Bene, bene, bene…

E’ Alessandro Borghi, ha la camicia nera e il fez in testa.

AB – Vi è caduta questa. Compagni…

Ci lancia la palla di carta arrotolata, le confessioni della vecchia

N – Alessandro, ma che succede? E’ una messa in scena? Una trovata commerciale, una…

AB- Silenzio, porci! O farete la fine di quella là!

Indica la finestra, ci affacciamo. Dà sulla piazza centrale di Longone. La povera vecchia è legata sul cruscotto di una Spider rossa fiammeggiante, guidata sprezzantemente da Elio Germano; i calzoni calati, dà di corpo dolorosamente. Il paese intero ride in modo grottesco, indicandola.

N – Ti prego no, l’olio di ricino no. Almeno dicci cosa sta succedendo. E’ un incubo.

AB – Siete qui per questo. A breve capirete tutto, non preoccupatevi.

N – Ma che significa tutto questo?

AB – Nulla accade per caso, quell’ansia che state provando, quella paura, l’ho provata anche io, l’abbiamo provata tutti. E’ necessaria per capire. Ma anzitutto, vi è piaciuto “M”?

N- Sì moltissimo. Musiche stupende. Marinelli da pelle d’oca. Ma che c’entra?

AB – Beh non siete gli unici. Luca è un attore formidabile. L’ho sempre un po’ invidiato. Se non fosse per la fascinazione esotica che l’industria prova per l’autenticità dei coatti, io starei ancora a farmi le birrette a Piazza Epiro. Luca invece, lui può fare quello che vuole. Metodo stanislavskij, piena immedesimazione. Pienissima. A tal punto che già dopo la prima settimana di riprese era evidente che qualcosa era cambiato nei suoi occhi. Il seme del fascismo aveva preso il sopravvento, la sua lucidità, la sua etica virile, la gerarchia. Nei camerini parlava solo di curve paretiane e sostituzione etnica. E’ da lì che ha iniziato a diffondere l’ideologia, ad amici, parenti e costumisti, come un virus, il virus della ragione, della forza. Che presto dilagherà oltre la quarta parete.

N – Tutto questo è ridicolo, l’Italia è un paese fondato sull’antifascismo. Abbiamo delle difese immunitarie collettive che ci proteggeranno per sempre.

AB – Ma non capite che è proprio questo il punto? Il fascismo colpisce solo dove la guardia è bassa. Perché secondo voi sono anni che la cultura propaganda un antifascismo così poco impegnativo? Chi pensate che benefici degli slogan a costo zero, dalle dichiarazioni universali il 25 aprile, persino dei partiti neofascisti, o dalle profusioni immotivate a favor di telecamera? Certo, come dite voi, sui partigiani nudi e puri, come la vecchia maledetta, la propaganda è del tutto inefficace. Ma dove l’antifascismo si riduce a dichiarazioni obbligate senza contraddittorio, funziona alla grande. E ha funzionato. Guardate cosa siamo riusciti a creare! E non avete idea di cosa ci aspetta. A breve lanceremo la seconda stagione di M, ancora più grottesca, con i fascisti ancora più deformi e inverosimili, la Roma del Ventennio sembrerà Gotham City, e le coscienze comode degli spettatori non sapranno opporre resistenza al discorso finale del nostro Du ce.

N – Ma non può funzionare, siete matti. Nessuno vi seguirà!

? – Ne siete poi così sicuri?

Entra Marinelli. Carezza al passaggio la spalla di Borghi.

LM – E allora vediamo quanto è matura la vostra coscienza politica. Che ne dite, compagni?

Ci arriva all’improvviso una ginocchiata sulla tibia. E’ quell’infame di Cesarino. Era entrato con Marinelli, ma non ce ne eravamo accorti. Borghi e Marinelli ci bloccano. Ci costringono su una poltrona, dove ci infilano degli arnesi negli occhi. Ci obbligano a guardare tutta la seconda stagione di M, mentre Cesarino ci versa gocce di collirio negli occhi.

Di quel che accadde in seguito preferiamo non parlare, ma state certi che (ci) ritorneremo, prima o poi. Make Longone Great Again.