Recensione profetica del libro "Whoring Economy: la truffa della fuffa", scritto dai ragazzi dell'ascensore di UniBank Group.

In realtà Whoring economy lo desideravo da tempo, lo avevo sbirciato sul sito dell’editore e dopo una serie di mi piace, l’ho richiesto su Instagram e me l’hanno mandato dopo pochi giorni, e sono sempre più convinto che i libri che adocchio mi piacciano tutti – a loro mi lega un destino viscerale, ne sento l’odore del sangue buono, non è una marchetta, è un allineamento planetario. Cosa è Whoring economy? È l’economia delle buttane mi viene da dire, letteralmente. Poi mi interrogo su cosa sia per davvero e su come si possa fare un articolo figo su questo libricino. Potrei pure aggiungere  “cazzo” o “fottuto bastardo” ad ogni piè sospinto come fa Carlotta Vagnoli con l’ausilio dei suoi trasgressivi tatuaggi sul culo, nel suo fortunatissimo libro che non leggerò mai ma sbircio alla Feltrinelli del centro, e che coincide col tramonto di Einaudi.

O Si può fare un elenco di quello che non è o non ha, perché Whoring economy. La truffa della fuffa (Visiogest edizioni) non ha un autore definito (si fanno chiamare “I ragazzi dell’ascensore di Uni Bank Group”), non ha titolo ben definito, non ha trama ben definita. È scritto nella lingua parlata tra i giovani criptotrader milanesi, infarcito di inglesismi e luoghi comuni. Concepito come un istant book scandalistico, non  è fatto per durare, ma per evaporare nell’etere ed entraci nei polmoni, nel sangue, come la cocaina. Proiettarci in una sorta di new economy ironica ed accelerazionista. Pare stampato in una copisteria del tribunale dall’appuntato tal dei tali di origine terrona, e rifilato all’editore, o a qualche giornale o sito scandalistico.

È un libro che butta tutto al cesso, ora che è venuta l’ora di liberarsi di tutto, pure delle recensioni, proprio adesso che milioni di persone scrivono recensioni e danno pareri e commenti e feedback su tutto. L’unica alternativa è infarcire sia le recensioni che le stroncature del proprio ego, spudoratamente, come faccio io in questo momento. Whoring economy. La truffa della fuffa non è uno di quei libri “scomodi” di cui forse si parla poco nei salotti letterari, ma è un’apoteosi di questi giorni perduti nel lato oscuro del capitalismo, tra un frammento di intercettazione destinata magari a Fabrizio Corona (che in una sua story lo ha definito verità pura) e Heidegger. Libricini così sono difficili da consigliare, perché ogni volta che ne scrivi sembra un po’ di fare il bugiardino dei medicinali, e promuovere l’editore o chi lo ha scritto, perché sono pericolosi al punto giusto, hanno un timer, come una bomba ad orologeria, per fare fuori tutto, pure gli articoli che ne parlano, se ne scrivi viene fuori quasi sempre il solito articolo pedagogico con la parola “postmoderno”, ho dovuto riscrivere tre volte questo pezzo per cercare di farvi capire qualcosa poi ci ho rinunciato.

In Whoring economy non c’è nulla da capire, è una sorta di presa in giro dell’ironia da parte della verità, sono assolutamente convinto che il tentativo sia quello di generare nel lettore una crisi depressiva, inutile descrivere, chiarire, proclamare, si rischia l’inghippo di fare la morale a questo libro. L’indizio che si può dare è che il protagonista è impegnato a dare vita alla sua azienda-scatola-vuota, una masterclass che spiega come diventare ricchi con i soliti corsi online, spingendo i suoi stessi corsisti a diventare azionisti e poi ad allargare il giro. L’obbiettivo è di sparire con i soldi dopo aver attuato questo schema Ponzi redpillato. Tra le prede del protagonista i figli annoiati, ormai trenta-quarantenni, dell’élite finanziaria, mantenuti con i soldi dei genitori, privilegiati che osservano cinici e disincantati, come entomologi, la società intorno a loro.  In sottofondo sembrano scorrere i sani valori borghesi di una volta, riverbero di nonni e genitori, ormai ridotti a finanziarie i loro sogni capricciosi e pretestuosi, come quello di produrre un film nerd sul fantacalcio.

Il libro è scritto come una lunga intercettazione, ai fini di un’indagine per truffa riportata dalla guardia di finanza. Ne viene fuori un universo nero, amorale, tragicomico e materialista, in cui tutto sembra in vendita e nessuno se lo compra, col protagonista pronto allo schianto dopo il collaudo. Ironia, sesso,  fatalismo snob, e una lingua libera dai peli del culo del politicamente corretto, e quindi dal giro radical della narrativa italiana. Dagospia ma con un master alla bocconi. Whoring economy. La truffa della fuffa è un docufighetto che allagherà la tua stanza di sangue e sperma, vangelo mascherato da menzogna. Un verismo filosofico da Carmelo Bene all’ultima spiaggia, da Amici miei senza scherzi, da American psycho senza Patrick Bateman, terrazza sentimento senza sentimento, e bla bla bla ho finito le formulette, ma il libro ne ha tante da offrire al posto mio.

Se hai avuto un minimo di ambizione, ti colpisce duro, perché sei pure tu uno dei ragazzi di Uni Bank Group, siamo in fondo tutti un po’ nella Whoring economy. L’ascensore sociale si è forse incastrato pure per te, ed il libro può aiutarti a capire il tuo livello di frustrazione, crack finanziario, crollo sentimentale, sconfitta sociale. Il testo è scritto come un lunga chat, altri frammenti sembrano appunti diaristici in un  block notes sul Mac. Questo libricino lo ritroveranno i neoumani un giorno, sotto la calotta artica. Barbaro e futurista, il convitato di pietra del Profeta lo approva in toto, lettura d’obbligo. Ora che è passata di moda pure questa guerra vi tocca compralo per intrattenervi questa estate, e rubare qualche frase per i post su IG.