...di confessare una perversione, tutto lo stigma sociale per chi ama la frusta e ha l’anima troppo fuori-sincro con la carezza, fateci sentire diversi, davvero, metteteci in galera
"Hachiko" è l'emblema di tutto ciò che non ci sconvolge più

“L’erotismo è l’approvazione della vita sin dentro la morte”.

Georges Bataille

Un tempo pensavo che l’Hachiko fosse un cane ma era anche una cagna, auto-nominatosi: “perra”. Ringhia e ci abbaia la rivoluzione del tutto permesso. Ma poi cosa è davvero possibile? Se tutto resta lo stesso. Il culo è rotto ma il godimento non pare pervenuto. E’ lei: Hachiko, e l’hit dell’estate a suon di ukulele: “Pompe col culo”. Oh.

Porno techno da cameretta e fast fashion di schiavi, di cagne e padroni, di trasgressioni in deficit d’emozioni. Memorie di una troia il suo disco: cassa dritta e ritti in ordine d’obbedienza al porno devono essere i cazzi, che lei chiede per la sua pussy piena di coca, mentre ci canta in melodia italica il suicidio d’ogni trasgressione.

I “daddy” la eccitano, e per una volta possono anche non pagare basta che la facciano godere, riempita a dovere ma guai ad avere erezioni fallite che poi Hachiko ti ci dedica: “Cazzo moscio”. Revenge porn d’una fica “intorpidita” o legge del porno? Godi col culo o chissà t’hanno inculato? Ciak si gira! Pronti in fila dritti e ritti che canta la pussy.

Cocaina, schiavi, mix sostanze intra-vaginali, money coi piedi, che bisogna pur redditivizzare, trasgressivi sì ma con un papi che sia come Berlusconi, chiede Hachiko, e lei s’immagina Ruby rubacuori. Vuole sputi e punizioni, ma altroché paghetta lei pretende solo i “money, money”. E il dispendio di Bataille è il reddito della nuova pussy.

Hachiko è una cagna, una tossichella, una porno hentai e sai che novità, e sai quale è la novità? Che di novità forse non ce n’è. “Hai mai pippato su un cazzo così lungo da rischiare l’overdose?” Se lo hai fatto sei una filosofa, dice. Chissà che cosa ne avrebbe pensato Kirkegaard che ce lo aveva piccolo, non pippava ed era anche assai giù di tono.

Ma Hachiko chi è? Indossa una maschera, che vergogna, mentre ci racconta il suo incurabile dramma esistenziale: quello più incofessabile: l’osceno dubbio di non provare forse più un cazzo di niente nella sua fica “intorpidita”. Non a caso il tiro e il tirare è sempre più in alto, e così il culo non è mai troppo rotto, il cazzo mai troppo porno.

Ma d’un tratto l’aria si fa seria quando ci dice: “La vita è un oceano di possibilità”. Chissà se si chiede come è la vita di chi di possibilità nel libero mercato dei corpi non ne ha nessuna e le pompe se le fa da solo e la coca come il mondo, lo butta giù. Ma c’è allegria in Hachicko che si sa la tristezza crea deficit d’emozione, e peggio d’erezione.

Perché la sua fica “è stanca, ha preso troppa minchia” e ora grida la sua protesta: “ringhia”! Che ingenuo che ero un tempo, quando lessì W.C. di Bataille, vecchio porco -, romanticismo di uova masturbanti dentro una sacrestia, rispetto ai versi di Hachiko: “Adoro quando schizzi, dirò una preghiera mentre caco via i tuoi figli”. E’ un brivido.

Ma la tristezza dov’è? É residuale? Si è sparata un colpo o se la passa male? Fosse mai che non renda nell’azienda di se stessi. Chissà che Hachiko non lo sappia bene come girano gli interessi oltreché le pussy d’Occidente. Perché piace solo ciò che fa godere, che si goda in fretta che non c’è tempo per soffrire, non è hype, non tira, non ti rende.

Ridateci la vergogna di confessare una perversione, tutto lo stigma sociale per chi ama la frusta e ha l’anima troppo fuori-sincro con la carezza, fateci sentire diversi, davvero, metteteci in galera. Lì riscopriremo l’osceno, coprite quel piede da Instagram, vietatelo su Onlyfans che ora siamo soltanto soli e senza uno straccio d’amore e trasgressione.

Ridatecela la vergogna, il divieto affinchè trasgredire non sia l’ultima chiesa del mercato, perché oggi Goebbels non imbraccia la rivoltella se si parla di cultura ma veste una t-shirt con su scritto libertà. A patto che si obbedisca, e si obbedisce -, ça va sans dire. Non c’è più bisogno d’alcuna propaganda perché la si fa da sé. Cosi liberi di obbedire.

Ridateci la vergogna, l’uovo di Bataille, quel segreto che si confessa solo quando si sa che lo si può confessare, il desiderio di esseri osceni, fuori dalla scena del porno e diversi davvero. E se è vero che l’erotismo è gridare la vita fin dentro la morte, che fingendo di vivere, in quest’allegria catacombale, io non mi senta più di morire.