Io sono scarso, sono bravo a sparare lucide cazzate alla cieca, sono un cane da catena, abbaio nel buio, ti segnalo entità, ti segnalo il problema, e la mia soluzione è sempre mordere, stuprare, razziare. Abbaio ad entità invisibili, forse demoni. Mi dico; ci vuole più sangue, più verità, più vita, ci vorrebbe anche più sborra e schiaffi futuristici e morte e fulmini, ci vuole fare il pieno di benzina, ed incendiare la retorica del ripartire che al piano superiore sta per fottere per sempre i neuroni degli italiani; il come ci vogliono fare ripartire ne vogliamo parlare? Lo sa la Bce? Non avremo mai un Vladimir Putin.
Ma abbiamo Carmelo, sono stato un suo mitomane, mi credo lui da anni, lo cito sempre, lo dipingo, lo disegno, parlo come lui e la notte gli succhio il cazzo con amore. Poi lo smitizzo per narcisismo, ne esco una notte quando visiono la sua intera opera e quasi vomito. Ci vuole più vita, ci vuole più selvaggiume, più puzza di interiore di agnello arrosto in una discarca, odori che placano le ire degli dèi dello ZEN di Palermo, e gli dèi di Toto Riina. Una volta Carmelo disse che Totò Riina lo affascinava, come Poggiolini, si insomma che ne era incantato.
Dicevamo ci vuole più vita per questo pezzo. In Carmelo ci entrai una notte, una notte degli anni ’90 di cui ora mi ricordo poco, una vita ed una morte fa, anzi lui entrò in me, mi ha posseduto per anni; si è sempre posseduti, non si possiede mai niente vero Carmelo? O si è ricchi o si è spacciati per sempre vero Carmelo? Salotto medio-borghese, i miei leggono poco, io disegno, scrivo sempre cose a cazzo, bestemmie, stronzate, disegno divise del Milan, la squadra preferita di Carmelo, disegno un volto di Van Basten, il giocatore preferito di Carmelo, lo spedisco al mensile ufficiale del Milan, il Forza Milan con una citazione di Carmelo Bene sotto. Credo come in una magica superstizione, che Marco Van Basten lo vedrà e dirà: “Vincenzo sei bravo, ti mando la mia maglia originale, e non dimenticare il saltellino, prima di battere il rigore con i tuoi amici”.
Mentre ricopio i fumetti di un sussidiario illustrato e li faccio bestemmiare, sento Camelo dentro di me e sono ubriaco, nei muri, sulle scale, mi alleno con le scritte sui muri, ma Carmelo è già dentro, la cultura è la tv, mio padre non c’è mai, torno da un hangover dopo l’altro. Sono sovrappeso, stanco, distrutto, ho 22 anni ma sembro averne 65, non riesco a dormire, la tv mi era già venuta quasi alla nausea, ma era la colonna sonora della mia vita, chatto su MSN e sulle chat di MTV e sul mio nuovo pc assemblato, per abbordare le fighe con la musica dei video MTV, ma quella notte, Carmelo mi sconvolse la vita. Finalmente uno che diceva le parolacce, che insultava tutti, si insomma uno cazzuto, che glielo facesse vedere a quei ricchi militanti del partito comunista e quelle buttane tutte stilose, Fininvest poteva pure educare il paese così, che ci facesse sentire meglio un po’ a tutti Carmeluccio.
“Ehi la su proteggi Carmelo”, cantavano a Macao con Alba Parietti, l’unica che ebbe il coraggio di reinvitarlo in tv, qualche anno dopo, dopo che passò dal tappeto volante di Luciano Rispoli a prendere un Jamaica Swatch del cazzo, lui che era contro persino lo Spazio e Tempo di Aloysius Lilius, flash imprigionato in uno schermo al centro dell’universo, D’Agostino lo fa ridere con la battutaccia sui capelli; mega mix di immagini di Carmelo nella mia mente, io sono Carmelo Bene, mentre scrivo questo, siamo tutti Carmelo Bene, Carmelo Bene oggi sarebbe astemio, oggi sarebbe in lockdown, un salutista, un monaco cristiano, un hikikomori, Carmelo su youtube ed il minestrone poststrutturalista che piace ai giovani che lo citano, Carmelo come un De Andrè qualsiasi, fa ridere, lui Carmelo, il dittatore della cultura italiana.
Colui che la cultura italiana l’ha commissariata da anni, ad interim, lui è tutto, lui che si batteva per non far finanziare i teatri dallo Stato, lui che odiava lo Stato, la polizia, la democrazia, il lavoro, e se stesso, era anti-tutto e onnicomprensivo, come ha fatto ad essere un Dio simile? Un capolavoro dietro l’altro, al cinema, nei libri, a teatro, Camelo che sminchia Shakespeare e lo fa meglio, Carmelo che picchia la moglie e lo fa meglio, Camelo che recita Dante dalla Torre degli Asinelli e lo fa meglio, e poi in tv in fase patetico-isterica abborda neoproletari come me. Ma là il punto più basso di Carmelo, è il punto più alto per tutti noi, ed allora nutriamoci delle sue stronzate, mangiamola questa merda, è il nostro pane, il pane degli artisti, e dei poeti veri, dei veri grandi narcisi, perché l’essere cazzoni è aver vinto! Perdendo sempre, l’eucaristia artistica a pezzettoni di merda, giovanilistica forse, demoniaca, ma santa, buona come il pane, l’eucarestia degli stronzi come noi, poi mi sparisce nel buio dell’etere, era già una replica del Maurizio Costanzo Show, era già una replica di se stesso su youtube, era già delirio.
Il mattino seguente voglio farmi la cocaina come lui, investivo tutti i miei averi per comprare libri su Carmeluccio, salto scuola e leggo, cercavo materiale suo come un pazzo, del pazzo di Campi Salentini, un invasato, per anni, fino agli anni dell’accademia, la biografia del dotto Giancarlo Dotto era disintegrata di segnacci e di disegni, la leggevo tipo Bibbia di Carmelo, ho dovuto buttarne un edizione, per quanto era macinata. E poi in viaggio con Carmelo per Otranto con la mia ragazza di allora a baciare la terra di Carmelo, la casa che si vede in nostra signora dei Turchi, la casa arabeggiante, suoniamo nei pressi del cancello arabesco lì ad Otranto, tra i martiri cristiani, e forse la sorella di Carmelo ci scorge, siamo intimiditi andiamo via, ma questo mitomane sono? O è solo estetica la mia?
Camelo Male ti evoco tipo cantilena legato al letto, blatero e vomito parole, il significato è un sasso in bocca al significante, mi dico, e in fondo mi libero di Carmelo, dicendomi che sono nato lo stesso giorno, un po’ come gli esorcisti fanno con i diavoli, ne fanno pronunciare il nome ai posseduti. Sono libero, mi sono liberato di Carmelo, anche così scrivendo un pezzo in cui scrivo Carmelo sempre, sempre Carmelo ad ogni rigo. Perché tutta la storia è storia della phonè, perché Carmelo se ne fotte dello scrivere, Carmelo è aria, è scoreggia, suono e musica sublime, intona rumori a gas che ti rendono isterico, è velocità, è contro Venezia passatista che puzza di merda ed affonda. Camelo è antiscritturale e proprio per questo è letteratura purissima, è il sogno spirituale di Josè Bergamin, è l’arte puro spirito, è l’email che chiede all’editore di pubblicarti un libro o questo articolo, ecco cosa è l’arte o la poesia, ecco cosa sapeva Carmelo, cosa ci ha insegnato a tutti, esibirsi nell’intenzione di morire finalmente, definitivamente.