Un misterioso filosofo di nome Jianwei Xun – che dopo poco si è scoperto essere un ibrido di intelligenza artificiale e organica, la parte organica essendo Andrea Colamedici, di professione tlonista – ha scritto il libro del momento per svegliarci dall’ipnosi di internet. A prima vista pare un prodotto eccezionale, ricco di frasi baudrillardiane con inversione del soggetto e del predicato per simulare una verità innovativa, tipo: “L’illusione non è mai stata così reale, e l’idea di realtà non è mai stata così illusoria” (p. 16).
Secondo Xun, siamo nell’era dell’Ipnocrazia, nella quale realtà e finzione, verità e menzogna, si alternano in un vorticoso gioco di specchi, al termine del quale non prevale la narrazione del mondo più aderente ai fatti, ma quella che sa adattarsi meglio al chiasso informativo, al pullulare, al contempo anestetico e angosciante, di informazioni e versioni discordanti tra di loro. E quindi vincono Trump e Musk, che dominano il palcoscenico virtuale con le loro affermazioni contraddittorie e pungenti, che mandano in tilt i media seguendo il consiglio di Steve Bannon di “inondare di merda” i palinsesti, dare ai giornali più informazioni dirompenti e allarmanti di quante non riescano a coprire, portare al collasso il sistema giornalistico.
Ed è a tratti un profondo piacere leggere Xun, ci dà un brivido di compiacimento, per un attimo sembra che abbiamo capito qualcosa in più, che il trucco è svelato, che ora sappiamo orientarci meglio nel disorientamento. Il linguaggio che usa è suadente, ipnotico, quasi come la dinamica che cerca di raccontare. La sensazione è simile a quella che si prova quando si legge Byung-chul Han, ci sembra di aver capito cos’è che non va, dove sbagliano tutti quanti, tranne noi, quelli che pensano di essere liberi ma in realtà sono schiavi delle notifiche e dei meme, quelli che non spengono il cellulare almeno un’ora prima di andare a dormire, quelli che non leggono.

Attraverso una serie di innovativi neologismi che non resisteranno alla prova del tempo come “edging algoritmico”, “resistenza oscura”, Xun vuole illuminarci: Trump e Musk sono i nuovi sacerdoti della narrazione ipnotica. In verità, l’esigenza cui risponde il libro di Xun è tutta interna al mondo intellettuale. Risponde ai “perché?” o ai “come è possibile?” che l’intera classe “pensante” occidentale non smette di ripetersi davanti al secondo successo di Trump alle elezioni, ancora più schiacciante del primo. Cerca di arginare la confusione con cui gli intellettuali adagiatisi all’interno del sistema neoliberale assistono al crollo del loro mondo per mano della coppia Trump e Musk, supportata dalla maggioranza elettorale americana. Invece di confrontarsi con i propri fallimenti, invece di fare le domande giuste, un’intera classe di pensatori si è impegnata e si impegnerà per i prossimi 4 anni a cercare di dimostrare come Trump e Musk stiano raggirando il mondo intero, come la loro vittoria non sia da ascrivere in alcun modo a un rapporto fallimentare delle democrazie liberali con la verità, quanto piuttosto a una storpiatura ipnotica e crudele della realtà da parte dei tecnoutopisti e della far-right.
Xun-Colamedici infatti non si chiede in alcun modo se possa aver influito sul successo della destra la pandemia, per esempio. Negli anni del Covid l’intero pubblico occidentale ha avuto l’occasione di verificare quanto i presupposti sani dei governi liberali, come la libertà individuale di iniziativa, di opinione e di stampa, potessero venire meno da un momento all’altro in favore delle esigenze dei governi. E quindi come un’ideologia tollerata con enormi sacrifici da parte dei meno abbienti si reggesse in realtà su presupposti propagandistici. Né si interroga Cola-Xun sulla frustrazione di un elettorato che negli anni si è visto difeso a parole da entrambi gli estremi dello spettro politico e si trova oggi a convivere con un sistema sociale disastrato e al collasso, sorretto ancora a fatica solo grazie a una privatizzazione scellerata di tutto ciò che un tempo costitutiva l’ossatura di uno Stato sociale. Anche questo è una forma di gioco che stravolge il concetto di verità, solo che a differenza di Trump e di Musk, il gioco è stato perseguito con la serietà di chi non concede la legittimità del dubbio.
Non si interroga insomma sul presupposto fondamentale del successo di Trump e Musk, ossia della decadenza dell’ideologia e dell’agenda neoliberale, difesa strenuamente dalle forze democratiche come unica alternativa, anche a costo della verità, anche a costo di affondare Bernie Sanders per puntare sulla continuità della dinastia Clinton. L’agenda neoliberale è invece stata spazzata via non da sinistra, ma dalla nuova ondata conservatrice e isterica di protezionismo e aggressività internazionale, più attento ai timori, alle speranze, alle paranoie e all’individualismo dell’elettore medio. Trump e Musk insomma hanno saputo infilarsi nel vuoto di verità lasciato dai loro predecessori, sulla grande menzogna della libertà individuale difesa dal capitalismo, dello smantellamento dello Stato sociale in difesa degli interessi del cittadino. Hanno avuto buon gioco nella loro ipnosi collettiva, perché hanno trovato un soggetto già disilluso, pronto a cedere alla tentazione di qualsiasi verità alternativa e strampalata, che desse ragione delle contraddizioni della verità propagandata dagli organi ufficiali.
La risposta del filosofo cinese di ostiense è molto interessante, offre delle chiavi di lettura accattivanti su come Trump e Musk e le nuove destre giochino con una realtà accelerata e digitalizzata, come l’effetto della sovrainformazione possa abbassare le difese intellettuali dei cittadini, ipnotizzarli, renderli impassibili difronte a una complessità crescente che sembra scivolare inesorabilmente verso esiti poco augurabili. Anche l’esperimento in sé del libro è notevole. Usare un Ai suadente e ipnotizzante per parlarci dell’ipnotizzazione, creare un filosofo fittizio che spara sentenze instagrammabili per sovraccaricare ancora più l’universo dell’informazione e dell’interpretazione della realtà. Bisogna però chiedersi, come sempre, a che pro? A cosa servono queste chiavi interpretative?
Ciò che incuriosisce di più della nostra epoca intellettuale è il proliferare di teorie e di interpretazioni di una realtà sempre più incomprensibile e caotica. Da un certo punto di vista ha senso che più la realtà si fa complessa, più saranno disparati ed eterogenei i tentativi di rintracciarne i fili e metterla in ordine. Ma la sensazione che si ha è che ogni due tre mesi sorga una nuova parola che dovrebbe permetterci di dare un senso, finalmente, a una realtà fuori di sesto. Una grande balzo in avanti della teoria non corrisposto però dalla pratica, che rimane puntualmente indietro, incapace di produrre un agire condiviso o di assumere una postura forte che prescinda dal consenso maggioritario. Basta quindi, per stare al passo leggere il libro che recita in titolo la parola del momento, ogni due/tre mesi: Tecnofeudalesimo, ipnocrazia, iperpolitica, surrealismo capitalista. E aspettare che il mondo si complichi ulteriormente, quanto basta per screditarne la teoria di fondo, in attesa della prossima.
Ma verso la fine di ciascuno di questi libri si svela il trucco. Puntualmente gli autori, dopo aver descritto in modo convincente la realtà sotto la lente della loro nuova griglia interpretativa, danno qualche suggerimento vago, verso il finale, su come “uscire dal sistema”, “sabotare”, “liberare spazi” etc etc… Il tutto richiamandosi sempre a un vocabolario anarchicheggiante che trasforma l’impasse dell’indeterminatezza in un presupposto filosofico a cui non si può rinunciare. E spesso sta bene così. Ipnocrazia però fa un passo in più che sa un po’ di ridicolo. Di fronte allo scempio della verità che sta trascinando il mondo in guerra, nella polarizzazione violenta e armata, il suggerimento di Colamedici (perché di lui a questo punto si tratta) è di continuare a studiare, a leggere la realtà, a cercare di non farsi ingannare, attraverso lo studio. La sua risposta perciò è una militarizzazione della passività, attendere che passi la tempesta guardandola dalla finestra e studiandone il moto angolare, con una copertina sulle ginocchia e un bel libro tra le mani, possibilmente di Tlon.