Estratti da Instadrama, il diario delirante di uno scrittore fallito, affetto da una strana forma di Tourette, che decide di rapire il figlio della coppia di influencer più seguita d'Italia per ottenere l'ormai insperato successo.

Il bambino è seduto su una vecchia sedia di vimini, le mani legate alle gambe posteriori con due fascette. Al collo ha un cartello con sopra scritto in rosso “I AM A LITTLE CHILD. I FEEL SO ALONE. I FEEL SO SCARED. HELP HELP HELP”.

Non riesco più a fare una vita di stenti, non riesco più, a trent’anni, a vivere con i miei genitori, a fare colazione con il pisello barzotto che spinge contro la macchiolina di piscio sul boxer, mentre mi stacco con le dita piene di palle le caccole dagli occhi facendole cadere nei COCO pops, ingiallendo ulteriormente lo Zymil che sono costretto a bere a causa del mio reflusso esistenziale. Cinque giorni fa non ero nessuno, il mio profilo personale conta soli 218 follower. Oggi invece sono il fondatore di una pagina con più di 10 milioni di follower. Come diceva Pasolini, il successo è l’altra faccia della persecuzione. Come ha detto Antonella Elia in un’intervista: “Il successo crea angoscia. Ero spaventata”. Come dice il mio DOC: il successo contiene la parola “cesso” perché rende le persone merda.

Io: «Come stai?».           
Lui: «Non bene».           
Io: «Come mai?».           
Lui: «Mi ucciderai?».     
Io: «Non lo so… spero di no sinceramente, dipende da come andranno le cose. Non ho programmato niente… in questo momento sono più confuso di te». Sempre Io: «Posso farti una domanda?».      
Lui: «Sì».            
Io: «Tu ora sei famoso ancor prima di sapere che cos’è la fama. Prima ancora di aver sviluppato una coscienza vivi il sogno del 99% degli occidentali: il successo. Sei, possiamo dire senza esagerare, il nuovo Macaulay Culkin…».   
Lui: «Chi è Maculkin?».
Io: «L’attore che interpreta il bambino in Richie Rich. Richie, appunto».
Lui: «Che bello!».
Io: «È un tossicodipendente che entra e esce da cliniche e carceri».

Non ha risposto.

Io: «Il punto è proprio questo. I tuoi genitori ti vogliono bene, davvero, perché anche se non sono dei bravi genitori, sono delle belle persone. Però penso che a furia di scattarsi foto si siano dissociati. Ogni giorno venite sbattuti sotto agli occhi di decine di milioni di persone… non pensano che tutta questa esposizione vi danneggerà? No, non possono non averlo capito, è ovvio. Sono io a non capire come possano schiaffare sui social un bambino di neanche dieci anni (ti ho rapito proprio per questo motivo, perché loro ti hanno erto a simbolo) senza pensare alle conseguenze che tutta questa visibilità avrà sulla tua vita, sul tuo equilibrio psicologico, sulle tue relazioni, che saranno – mi dispiace dirtelo ma lo racconta la storia dei Vip – per lo più inautentiche. Parliamo del tuo futuro: da grande sarai come Jim Carrey in The Truman Show, con gli occhi di tutti puntati su di te. Lui stava bene nel suo mondo finto, ma poi ne è uscito… ti immagini che incubo? Il tuo mondo ovattato è l’infanzia, e tra poco entrerai nell’inferno dell’adolescenza, vale a dire la consapevolezza distorta e avvelenata dai complessi. L’inferno in terra. Riesci a prevedere che cosa succederà? Questo è quello che penso io: non potrai fare una passeggiata, non potrai prendere cornetto e cappuccino al bar senza che qualcuno ti rompa le palle. Tipi fastidiosissimi e irrispettosi, esseri vomitevoli, orrendi, vorranno farsi i selfie con te, senza chiedertelo, come se fossi un monumento ambulante. Ti inviteranno dappertutto, avrai tutti accanto, ma un giorno capirai di essere solo. Solo come un cane. Anche perché così, di primo acchito, e scusa se te lo dico, con questo tuo fare spocchioso non mi sembri la persona più simpatica del mondo. E quindi passiamo al lato psicologico. Solo, triste, esaurito, arrabbiato come Justin Bieber in piena pubertà, forse anoressico, bulimico, emo, gay, eroinomane, poi di nuovo etero, poi trans, come Elliot Page, nato Ellen Page, che cambia genere perché tanto non esiste sesso, ma allo stesso tempo cambia nome per averne uno adeguato al suo nuovo sesso. Passerai dai migliori psicologi di Milano, che sono poi i peggiori. Per non sentire il vuoto che porti dentro, starai sempre incollato al telefono, il dispositivo che il vuoto te lo ha creato, oppure sospeso nel multiverso con degli Oculus di ultima generazione. Ti chiuderai nella bolla del virtuale, dove non esiste il male del mondo, dove non esistono i parassiti come me che vogliono vivere di visibilità riflessa attraverso di te. Sarai in pace, finalmente in pace, ma solo perché nella tua pace non ci sarà la vita: i tuoi migliori amici saranno dei codici, il tuo partner un ologramma, il tuo cane una GIF, ma dentro di te, lentamente, qualcosa morirà…».
Lui: «Cosa?».
Io: «Ciò che sei davvero, quello che avresti potuto scoprire di essere esprimendo le potenzialità insite nei tuoi geni. I tuoi genitori, e questo è innegabile, sono due persone molto creative. La loro creatività però è venuta fuori perché avevano fame, perché volevano il loro riscatto sociale. A ogni costo. Quindi chapeau a loro che ce l’hanno fatta, ma non mi rompessero il cazzo con moralismi inutili se ce la voglio fare anche io. Per te però è diverso: perennemente satollo, con tutti i desideri esauditi, con una squadra di agenti che risolverà ogni tuo problema, riuscirai a sviluppare le tue qualità profonde? Eh? Eh? Sei ricco, famoso, e sarai pure carino, nel peggiore dei casi, seguito dai migliori stilisti del mondo, avrai uno stile pazzesco e le ragazzine e i ragazzini ti sbaveranno dietro come lumache succhia popolarità. Avrai tutto servito su un piatto d’argento, e quindi non sarai mai affamato, al massimo sarai triste, abbattuto. E le cose si cambiano con la rabbia, con la frustrazione, mai con la tristezza. “Uuuuh, sto così male, cosa posso fare per cambiare la mia vita?”, ti domanderai in mezzo ai tuoi oggetti costosi. “Ho già visto tutto, ho tutto quanto. Forse… forse la soluzione è scendere dalla punta della piramide, comprare una fattoria e mungere le mucche per riscoprire le cose belle della vita come insegna Paolo Coelho…”. A Paolo Coelho non bisogna dare retta. Non è mica facile svegliarsi all’alba e mungere una mucca, bisogna essere temprati. E tu non lo sei. Quindi, nessuna soluzione. Psicofarmaci a go-go. Ristagnerai nella tua comodità, nella tua comfort-zone, nel tuo ozio inquieto. Sulle spalle porti la dolce disgrazia di non dover pensare al domani, una vacanza perenne. I tramonti più belli ti daranno fastidio agli occhi, le cose più buone del mondo avranno per te tutte lo stesso sapore, e via via diventeranno cattive. Guarda me invece, lavoravo dieci ore in un bar. 4 euro e 50 l’ora. Kim, il mio capo, mi trattava come un essere inferiore dalla mattina alla sera mentre il cliente americano di turno sorseggiava il mokaccino facendo scintillare sotto il mio naso il suo Daytona. Un giorno tuo padre è entrato in quel cesso di bar di cinesi in cui lavoravo, e ha chiesto di rifargli il cappuccino tre volte perché non era abbastanza schiumoso. Capisci? Io non chiederei neanche al mio peggior nemico di rifarmi il cappuccino perché non è abbastanza schiumoso. Ma tutta questa frustrazione, tutta questa mancanza di comfort, tutto questo vedervi più “salvi” di me, mi ha portato a tirar fuori le palle per cambiare la mia condizione. È grazie a te se sono tornato a scrivere. E ora mi sento vivo, libero. Tu dormirai per sempre. Io sono scappato da quel bar di cinesi, tu invece un giorno ti impiccherai, ha-ha-ha!».
Lui: «La signora Zhu dice non è giusto dire cinesi».
Io: «Chi è la signora Zhu?».
Lui: «La Signora Zhu è signora che dice a mamma e papà cosa è giusto dire e cosa invece no».
Io: «Dice a mamma e papà cosa è giusto dire, eh? Io lo sapevo che c’era una signora Zhu! C’è sempre una signora Zhu che direziona tramite somme di denaro messe a disposizione da multinazionali la libertà decisionali di persone influenti. Tua madre e tuo padre sono delle scimmie. La signora Zhu dà ogni mattina a mamma e papà la pillola che li posiziona sempre dalla parte giusta degli argomenti, che fa loro dire sempre le cose giuste al momento giusto».

Il bambino ha alzato le spalle, come per dire “boh”, e ha tagliato due ananas su Fruit Ninja.

Io: «La signora Zhu dice un sacco di minchiate. È giusto dire cinesi, perché esistono i cinesi. Il nome Zhu da dove viene, scusa?».
Lui: «Signora Zhu ha mamma italo-australiana, il papà è cino-canadese. Però è nata in India e ora vive tra New York, Milano, Parigi, Londra e Podgorica».
Io: «Podgorica? La signora Zhu è una sradicata globetrotter che nella sua libreria ha solo “Lonelynessplanet”. Le persone come la signora Zhu, che in apparenza conducono vite stupende saltando da una parte all’altra del mondo, in realtà sono sole e piangono ogni notte nel loro freddo letto d’albergo che puzza di Dash. E i tuoi genitori ripetono a bacchetta quello che gli viene consigliato dalle psicopatiche come la signora Zhu, che vogliono un mondo devastato per poter vivere finalmente in un habitat che possa rispecchiare il loro stato d’animo. Tu non sei altro che un burattino “cute” strappa like. La signora Zhu consiglierà ai tuoi genitori di ricoprire te e i tuoi tre fratellini con il fil di ferro, come si fa con i bonsai, per non farvi crescere…». Ma poi ho interrotto il siluro complottista perché il bambino ha smesso di ascoltarmi. Si è fatto pensieroso e distante.