Del perché il mondo si sta trasformando in una drag queen di destra, un apparato repressivo di sorveglianza ma con le paillette e gli asterischi. Dalla newsletter di GOG, "Preferirei di no".

A Roma è un fine settembre che sembra l’inizio di giugno. Domenica il telegiornale a pranzo dai nonni e non c’è niente di nuovo sotto questo sole languido che disegna triangoli sul pavimento – tranne la linea di orologi-patacca inaugurata da Donald Trump, modello Fighter da 100mila dollari, da indossare con «coraggio e spirito patriottico». Sul retro è inciso il suo profilo dopo essere uscito indenne dall’attentato. In Austria vince l’estrema destra. Fpo primo partito con il 29,1%. Netanyahu fa un discorso complottista all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dove parla di una cospirazione antisemita. L’Occidente dei fact-checker plaude al complottismo.  Spopola su Instagram la pagina dei Carabinieri: nuova strategia di comunicazione per il brand più vecchio della Repubblica, in sottofondo nei reel la musica di GTA.

Il mondo non sta diventando di destra come vogliono farci credere, solo perché in Europa, in America Latina, negli Stati Uniti o in Russia vincono i leader autoritari o perché riusciamo a difendere una teocrazia in nome della democrazia. Il mondo è di destra da un pezzo. L’Occidente è un dispositivo di gestione della vita formattato con parametri di destra. Sono questi che regolano in maniera onnipervasiva il funzionamento quotidiano di questa megamacchina che abbiamo creato e che adesso non sappiamo più come distruggere. Domani potremo votare in massa i Verdi o Potere al popolo ma non aboliremo l’ideologia securitaria, l’iper-controllo, le tecnologie di sorveglianza e profilazione degli individui e di ogni interazione umana, la pianificazione integrale della vita e dei corpi da parte delle istituzioni e di tutte quelle aziende paraistituzionali che i governi hanno assoldato, non aboliremo i diktat dell’ordine e della disciplina: a problemi transitori (11/09 e Covid da ultimi) abbiamo trovato soluzioni permanenti che riducono lo spazio di esistenza quotidiana in limiti sempre più angusti e che non possiamo più dismettere, né con l’aiuto dei partiti conservatori né con quello dei progressisti.

E allora perché l’Occidente, che è di destra, è allo stesso tempo una drag queen? Una drag queen di destra? Una specie di cyborg che veste Prada, una distopia con le paillettes? Il filosofo francese Michel Clouscard, in termini più raffinati, diceva che viviamo un mondo in cui «tutto è permesso ma niente è possibile». Questa che sembra una contraddizione è in realtà la sintesi più efficace della modalità di funzionamento del nostro sistema, in cui cooperano, conniventi, destra e sinistra, proibizionismo e tolleranza. 

Da un lato niente è possibile: la destra come l’aria che respiriamo, la macchina con i suoi input e output che chiudono tutto l’orizzonte di significato del vivere, privandoci delle possibilità di immaginare altri mondi e altri futuri. Dall’altro tutto è permesso: la sinistra come il sogno che abitiamo, apparato onirico-mediatico-culturale-pubblicitario-intrattenente che proietta h24 l’illusione della libertà.

Da un lato quindi il realismo capitalista (la destra) di cui parlava Fisher, un sistema in cui “tutto, dalla salute all’educazione, viene gestito come un’azienda”. Ma dall’altro il surrealismo capitalista (la sinistra) un discorso che invece di trasformare i rapporti di forza adesso si limita a fare il make-up al cyborg, truccandolo da libertario. Il realismo capitalista è il non-detto, la realtà immutabile. Il surrealismo capitalista è ciò che deve essere pronunciato, la realtà trasformabile, il travestitismo del proprio io. L’unica cosa sui cui possiamo in qualche modo operare. Se non puoi cambiare l’ordine del mondo, diceva Cartesio, cambia i tuoi desideri. Se non puoi cambiare l’ordine capitalistico, cambia tu. 

Ecco cosa dice il surrealismo capitalista: puoi essere chi vuoi, diventa te stesso, scopriti, scegliti, scegli il tuo marcatore di differenza, compra la tua identità (più è minoritaria più gode di prestigio) tra le millemila che offre il mercato di destra. Il mercato di destra gode delle identità, perché sono forme di discriminazione: sono segmenti di pubblico, sono i target su cui può basare le sue strategie di marketing, di customizzazione dell’offerta, di profilazione degli utenti. Le identità sono sinonimo di ordine, sono il modo in cui il realismo capitalista riterritorializza il soggetto. 

Ecco la complicità, la connivenza: la destra vieta le alternative perché la sinistra possa contrabbandare la sua merce tarocca. Dice sempre Clouscard: «Alla permissività dell’abbondanza, della crescita, dei nuovi modelli di consumo, succedono le proibizioni della crisi, della penuria, della pauperizzazione assoluta. Queste due componenti storiche si fondono nelle teste, negli spiriti, creando le condizioni soggettive del neofascismo».

Basta guardare il tg per accorgersi di questa ambivalenza: il primo blocco (crisi, disoccupazione, catastrofi naturali, guerre) è il realismo di destra. Il secondo (spettacolo, cultura, costume, moda) è il surrealismo di sinistra. Mio nonno, che è di destra fin nel modo in cui si allaccia le scarpe, il primo blocco lo capisce, al secondo si rabbuia. Mia nonna che è di sinistra, si scandalizza a parti invertite. Entrambi rimangono storditi, mai perfettamente a loro agio quando spiano attraverso lo schermo la rassegna dei fatti di quest’epoca in cui sono condannati a invecchiare. Forse le cose cambiano anche per fare in modo che i vecchi possano morire senza troppi rammarichi, se non addirittura con una nota impercettibile di liberazione. Sarebbe insopportabile altrimenti accommiatarsi da un mondo ancora intellegibile, come da una festa bellissima da cui non vorremmo mai andare via.