Trastevere, è inizio giugno ma il caldo già scioglie le facce degli americani in pellegrinaggio a San Callisto. Il quartiere è una giungla di gabbiani, immondizia e spritz da asporto. Nei giftshop invasi dalle mandrie anglofone ritroviamo le sagome dei baretti delle prime sbronze liceali. C’è chi aspetta il sudore per non piangere da solo, ma camminiamo comunque tutti a testa bassa, oltre San Cosimato, oltre Viale Trastevere, verso il Cinema Troisi.
All’ingresso ci accolgono due file di ragazzi in età impressionabile, magliette bordeaux del cinema America, braccia incrociate. Ci guardano tutti, ma in cagnesco. Regna il silenzio. Chi sputa per terra, chi scuote la testa con disprezzo. Risaliamo in penitenza il corridoio creato dai loro corpi, fino al piano di sopra, all’ufficio centrale. La porta sbatte dietro di noi. Quattro scimmioni della scorta ci tastano, anespressivi. Finalmente ci sediamo. Davanti a noi, rigido, quello del Cinema America, Valerio Carocci. Siamo intimiditi lo ammettiamo. È la prima volta che lo vediamo senza microfono, l’emozione è tanta.
N: Valerio, grazie di aver…
VC: No grazie un cazzo regà, grazie al massimo lo dico io, ma non ho nulla per cui dire grazie, quindi non lo dico. Voi siete dei piccoli pezzi di merda, io v’ho capito, siete qui per incularmi, per fare finta di fare un’intervista normale e poi a ‘na certa esce fuori che c’è una botola sotto il mio ufficio piena di stagisti legati con le ulcere, o che quella cena di Marino per cui è caduta la giunta PD ero al tavolo anche io ubriaco lesso con la cravatta sulla fronte. Insomma una spruzzatina di realismo magico da quattro soldi che dovrebbe rivelare, boh chessò, la mia ipocrisia. Ma andate a fanculo!
N: No aspetta Valerio, ti sbagli. Noi…
VC: Non mi sbaglio per niente, ho letto l’intervista a Salaroli, so quello che fate, fate schifo. Cos’è mo? Immagino che ora apro la porta de ‘sto sgabuzzino ed esce Gualtieri in mutande con una ventiquattrore con 300k fuori bando?
N: Beh che poi un fondo di verità ci sareb…
VC: Mazza oh, bella scoperta! Pensate che sono l’unico che prende i soldi così? Io sono sempre stato al corrente della natura non regolare dei finanziamenti alle associazioni culturali e al cinema. L’ho cominciato a capire da quando portavo i pantaloni alla zuava.
N: Aspetta Vale, siamo partiti con il piede sbagliato. Ti va di ricominciare?
VC: Oppure no, ecco, sì ce l’ho, ora si scopre che quel fascio che ho fatto finta che m’aveva menato, grazie al quale tutti i movimenti di Roma sono venuti in supporto al mio cinema, era mio cugino di Casal Palocco. Tutto orchestrato da principio. Wow, bella trovata! Grandi regà! Manco Fanpage. Potevate fare di meglio.
N: OH VALERIO! Ma ti dai una calmata! Sei viola. Respira. Noi siamo qui per farti i complimenti.
VC: Che? Ma non mi prendete per il culo! Ho mezza Roma che mi odia perché ho gerarchizzato e personalizzato una delle assemblee orizzontali più riuscite del paese, ora voi dovreste volermi fare i complimenti? Ma fatemi il piacere.
N: No Valerio davvero. Stai facendo una cosa incredibile. Fatti spiegare. Noi partivamo iper prevenuti, come tutti. Devi sapere che ogni volta che viene fatto il tuo nome dentro al GRA fanno tutti a gara a spiegare perché bisognerebbe odiarti. L’altro giorno però ce ne siamo fregati, e siamo andati a Monte Ciocci al cinema all’aperto. C’era la luna alta dietro il cupolone, qualche sprazzo di luce rosa spegneva lentamente il cielo. Iniziava un film, neanche mi ricordo quale, sai? Con la mia ragazza stavamo litigando, neanche mi ricordo perché. Poi è successo qualcosa di magico. Ai titoli di testa ci siamo presi la mano e non ce la siamo lasciata più per tutto il film. Hai salvato la nostra relazione, Valé, hai fatto qualcosa di incredibile, un servizio unico per questa città, per il cuore di tutti noi.
VC: A regà dai su, ma non mi prendete per il culo. Ma pensate davvero che non vi conosco? Che non lo so che ora ve ne uscite col fatto che il cinema è un contenitore vuoto, culturalmente asettico, che è tutto grande cinema, da Scorsese a Leni Riefenstahl e che…
N: Oh riprenditi! Escine Valé, c’hai la sindrome dell’impostore. Guarda che hai fatto una gran cosa. Ma può essere che in ‘sta città non appena uno c’ha un briciolo di successo lo dobbiamo tutti massacrare? E vabbè hai fatto qualche cagata, hai preso qualche finanziamento straordinario, sei un po’ qualunquista riguardo ai temi e alle frequentazioni, ma tutto a fin di bene, tutto per darci il cinema, il grande cinema, gratis, d’estate. E pure in periferia! Ma che vogliamo di più? Alla fine sono film, andiamo a vederli per distrarci, per non pensare, per darci un tono, o per fare pace con gli amori. È un servizio civico quasi. E stai spaccando!
VC: … ma andate a farvi fottere.
Carocci clicca un tasto sotto la scrivania. Scivoliamo nel nero, immersi tra i corpi ulcerosi e putridi di tutti quelli del Cinema America che hanno osato alzare la testa. La luce si richiude sopra di noi. Iniziamo a urlare. Virginia Raggi dal fondo ci zittisce con un lungo shhhhhh! Ecco che fine aveva fatto.