Per questa breve antologia
si è deciso di selezionare quattro temi:
La morte
Perché non iniziare dalla fine? Il suicidio, la malattia fatale, gli incidenti sul lavoro. L’eroe lirico, in molti componimenti, è sepolto da tempo: di lui permane un ricordo, un abbozzo biografico, che si lega, rivivendo il passato, all’occasione poetica.
(В углу во дворе у барака сарай, dal ciclo: Abitanti della baracca)
C’è un fienile dietro la baracca, sai,
Dove si è impiccato Mastro Nikolai.
Non poco riuscì a vendere, e a bere –
La perizia del luogo fu fatta in due sere…
C’era un maggio abbagliante nel cortile.
La gente circondava il povero fienile.
Fuochisti che cadono nelle caldaie, imbianchini che cadono dalle impalcature. Il carpentiere, in punto di morte, sogna quella stessa lama rotante che gli ha preso la vita. In questi componimenti, il poeta si concede sempre una macabra ironia.
(Работал машинистом портального крана, dal ciclo: Abitanti della baracca)
Lavorava come operatore al muletto.
Scivolò dentro a un pozzetto.
La commissione giudicò:
“Colpa del bagnato”.
Sua moglie esultò:
Funerale finanziato.
Tra le schiere di impiccati e di accidentati, si fa spazio una magra serie di componimenti su mortali afflizioni, lunghi e travagliati tumori. Si rivelano le tombe di due, tre soldati che caddero in quella stessa guerra che il poeta ha combattuto. Tra le occasioni poetiche di rilievo, soltanto un ulteriore tipo di morte.
(Отдалась начальнику, dal ciclo: Lirica senza lirica)
Si è arresa al suo capo.
Ora, questo è abituale:
Non si può permettere
L’arrivo di una prole.
L’aborto un fallimento,
L’ago, nel punto giusto, non è penetrato.
La madre suggerì di strozzarlo,
Appena nato.
Il bere
O dovrei dire, forse, alcolismo? Il poeta ci accompagna per i raffinati locali e, più spesso, per le affollate bettole della periferia moscovita. Le scene a cui assistiamo sono quanto mai verosimili nella loro viziosità, sembrano voler essere le istantanee, fotografiche testimonianze che Kholin riuscì a catturare nei suoi anni da cameriere.
(В пивной слышен мат, dal ciclo: Abitanti della baracca)
Nel bar c’è casino, di boccali un boato.
Semionov al banco, è assai eccitato:
L’agitazione fa dell’ubriachezza una miccia.
È corso qui dopo aver impegnato una pelliccia.
Le aggressioni, insieme fisiche e verbali, sono ugualmente prominenti in tutta quella serie di occasioni poetiche che sfociano dall’abuso di alcolici. L’occhio, registrando questo genere di abusi, tenta, con estrema fatica, di non addossarsi il ruolo di giudice.
(Домой пришел выпивши, dal ciclo: Abitanti della baracca)
Tornato a casa ciucco.
Umore alla prova.
Voleva scegliere
Un vestito dal guardaroba.
La moglie urlò:
“Spostati, infame!”
La prese alla gola.
Le mani: due lame.
Pupille annebbiate
Luccicavano minacciose
Dentro l’occhio malsano…
Chi è: una bestia, un umano?
Altrettanto sovente, il bere è un dettaglio: una natura morta di bottiglie in una stanza, o il loro timido spuntare da una borsa della spesa. Si sente, sempre, il rumore di bicchieri provenire dall’appartamento dei vicini. L’alcol, complessivamente, altro non è che una condanna, un preludio, un’anticipazione.
(Юлин муж после попойки, dal ciclo: Lirica senza lirica)
Il marito di Giulia dopo una birretta
Dorme in mutande sulla cuccetta.
Il vicino sta seduto sulla soglia,
Mica per niente è passato da Giulia.
La vita
La Scuola del quartiere di Lianozovo – ci insegnano – ha avuto come capo, come figura carismatica, un artista che risiedeva, in realtà, in una zona diversa della periferia di Mosca. A lui il poeta dedica uno dei suoi pezzi più riusciti, più efficaci nella rappresentazione di una vera realtà quotidiana.
(Время семь, per E. Kropivnitsky, dal ciclo: Abitanti della baracca)
Le sette esatte.
Fuori, la notte.
Non ha voglia di andare a lavoro.
Vorrebbe dormire.
Potrebbe tutto quanto maledire:
Lascia che ti licenzino,
Che ti mandino in tribunale,
Lavorare tutti i giorni fa male.
Presse che masticano,
Macchine che gridano…
Si lancia fuori dal letto,
Respiro affannoso.
Ricorda tutt’a un tratto:
Giorno di riposo.
In alcune poesie sulla vita di coppia, precisamente in quelle, rare, dove si esprime un Io lirico, non assistiamo più a maltrattamenti o ad aperte infedeltà. Prendono il loro posto piccoli screzi familiari, che vengono subito risolti in riappacificazioni o in amichevoli concessioni.
(На землю зимний лег покров, dal ciclo: Abitanti della baracca)
Un manto invernale la terra impregna.
C’è umido in casa. Manca la legna.
Mia moglie urla: “Vecchio sciocco,
Esci almeno a segare un ciocco!”
Mia moglie insegna,
Ci serve la legna.
Discussioni tra negozianti e clienti, corteggiamenti, lamenti… L’uomo comune, le sue sfortune. Ecco l’eroe lirico che Kholin ha voluto immortalare, situandolo nelle infinite occasioni poetiche, soprattutto quelle tragiche, della propria contemporaneità.
(АДАМ И ЕВА, ADAMO ED EVA, dal ciclo: Lirica senza lirica)
Adamo
Tornitore-utensilista
Eva
Addetta-macchinista
Luogo di lavoro
Industrie “Penoshlaka”
Luogo di residenza
Dormitorio
Baracca
Peggio dell’Inferno
Gas: niente
Neanche acqua corrente
Il comandante
Ha chiuso il rosso angolino
Decretando
Che era un vero casino
Lei si annoia
Lui sembra arrabbiarsi
Non c’è un posto dove incontrarsi
La trovata
Un ciclo poetico fantascientifico. Scenari extraterrestri, personaggi alieni, intelligenze artificiali, tecnologie futuristiche. La lirica, qui, si fonde con quel genere letterario che è capace di essere strumento di denuncia e fiaba al tempo stesso.
(Кибернетический век, dal ciclo: Cosmiche)
Secolo virtuale
Un tale
È andato
Alla stazione
Uno per Kabul
No
Per la costellazione di Orione
Bene
Vada pure alle postazioni
Che noi
Faremo di voi
Un mucchio di elettroni
E li spediremo nel Cosmo
Come segnali intermittenti
Compagno Mochalov
Attacchi la corrente
Ecco
Pronto
Orione
Ivanov è in regola
Mandatelo avanti
Ragione del viaggio
Vuol comprare
Al figlio dei guanti