I Fratelli d'Europa amano così tanto la pace che andrebbero in guerra per difenderla. Intanto scendono in piazza, e cercano di convincerci a comprare più armi.

L’Europa è Shakespeare e Beretta, è Spinoza e i Panzer, è Leonardo da Vinci e Leonardo SPA. L’Europa è la patria del premio Nobel, istituito, come si sa, da Alfred Nobel per ripulirsi la coscienza dopo aver inventato la dinamite. L’Europa è, quindi, retorica umanitaria e umanista garantita dal fucile in spalla, però di qualcun altro – americani ieri, ucraini oggi, e nel mezzo mercenari o contractor, ribelli moderati o colorati. Sono le belle lettere, il pacifismo, la solidarietà, la tolleranza, ma coi cannoni nel cortile. In piazza del popolo, sabato, si è radunata l’onda blu della pace armata, i fratelli d’Europa, #l’EuropaSiamoNoi la piazza tendenzialmente dem e over50, unita da un’oggettiva superiorità morale rispetto a chi non ha fatto il classico (più o meno è questo il fulcro dell’arringa di Vecchioni, che elenca come fosse la formazione della Roma l’undicina di scrittori che secondo lui, da Manzoni a Foscolo, ci conferiscono un primato umano sugli altri popoli, al punto da giustificare una carneficina).

Gli stessi che quindici anni fa invocavano l’austerity per salvare il sistema finanziario e le banche che avevano speculato sui mutui subprime – che per carità, altrimenti crollava tutto e addio al ceto medio… quale poi, quello che oggi sta morendo d’inflazione? – e adesso invocano il deficit per finanziare il riarmo, whatever it takes, garantendo così la sicurezza europea e i suoi confini ben definiti da righelli compostabili. Gli stessi che fino a ieri facevano i no-border e osannavano l’Erasmus, il progetto di borse europee grazie a cui si sono tolti dalle palle i figli per 6 mesi, salvo poi dovergli pagare un quinquennio di psicoterapia, chiudendo il bilancio in deficit sul serio.

Ma la corsa al riarmo non viene promossa con realismo politico, ammettendone l’incongruenza, l’inconciliabilità con i valori promossi dagli uffici stampa di Bruxelles. No, viene invocata dagli intellettuali, i cantanti (c’è differenza?) e i politici come naturale conseguenza della filosofia europea, del pensiero libero e liberale che da Ventotene spira fino a Strasburgo. Se vogliamo diffondere il nostro messaggio di pace e libertà, dobbiamo difenderlo, armati fino ai denti, da tutte le altre potenze che vogliono diffondere a loro volta il proprio messaggio di pace e libertà, anch’essi armati fino ai denti, ma che non hanno letto Hegel. Ma guai a dire guerra, la guerra la fanno sempre gli altri, è solo uno schema di mutua autodifesa e riconversione degli apparati industriali in decadenza. Così, forse, suona un po’ meglio…

Ma che bisogno abbiamo di questa messa in scena, della pantomima delle buone intenzioni e delle cortesi ipocrisie? Perché Scurati deve dire che l’Europa va difesa e riarmata dato che, avendo smesso di bombardare le città e opprimere i popoli e uccidere i bambini, sarebbe moralmente superiore, quando la stessa Europa supporta e vende i propri prodotti bellici allo Stato di Israele e all’IDF? Perché Scurati deve fare appello, per convincerci, all’umanità europeista nella gestione dei migranti, quando sono le stesse istituzioni europee che invocano il riarmo a trattare direttamente con la Libia e con la Turchia per regolare i flussi a costo di qualsiasi diritto umano, whatever it takes. Perché Vecchioni? – e già basterebbe questa domanda – ma perché Vecchioni deve salire sul palco e namedroppare filosofi europei che non ha letto cercando di galvanizzare una piazza di bandiere arcobaleno per la pace, per convincerli a devolvere l’otto per mille alla Leonardo?

Basterebbe non mascherare l’ipocrisia con la retorica. Basterebbe ammettere che l’Europa, per non rinunciare ai privilegi a cui si è abituata, non può più campare di rendita morale. Forse è ora di chiudere il capitolo, di mettere un punto alla favola bella che ci siamo raccontati per gli ultimi 40 anni, ovvero che la miscela esplosiva di liberismo e democrazia potesse portare a una crescita eterna e diffusa, e non invece all’arricchimento spropositato di chi detiene i mezzi per trasformare la democrazia in demagogia. Che i nostri valori sono desueti, che l’entropia globale sta raggiungendo una soglia limite oltre la quale potrà essere governata solo da una pianificazione statale opprimente e illiberale come quella cinese, o da un liberalismo militarizzato, securitario e infarcito di retorica come quello occidentale. E invece nelle nostre piazze i figli dei fiori appassiti invocano Mozart per ricordarci che siamo dalla parte giusta della storia, che siamo liberi e tolleranti e abbiamo la fortuna di essere nati nel lato del mondo culturalmente, moralmente e intellettualmente superiore, e tutti gli altri lati del mondo che pretendono un uguale privilegio invece mentono, povere stupide bestie, infarciti di propaganda.

E mentre Meloni e Salvini si chinano con servilismo al cospetto del padrone ingrato americano, a gara tra chi di loro riceve più endorsment in un frettoloso tweet del tycoon, l’Europa invecchia e affonda, aggrappata a destra a un sogno americano che non c’è più, e a sinistra a un privilegio spropositato che qualsiasi realista saprebbe inconciliabile con la libertà e la libera determinazione di tutti i popoli della terra.