Una rivolta di libertà.
È così che tutto ha avuto inizio: i primi focolai rivoluzionari si sono accesi nell’est dell’Ucraina, nelle regioni confinanti con la Russia.
All’inizio le folle sollevatesi nelle città principali, Donetsk e Lugansk, hanno preso nel complesso qualche sede amministrativa dal valore fortemente simbolico.
Molti di noi se ne sono già dimenticati, ma a Lugansk è stata presa la sede dei servizi segreti ucraini, mentre a Doneck il palazzo dell’amministrazione regionale.
E così i focolai hanno cominciato a divampare anche nei centri più piccoli, a Slavjansk e Kromatorsk.
La fiamma inizia ad ardere.
Nella sua fase iniziale la rivolta serpeggia sul territorio ucraino con lentezza, le tempistiche hanno cominciato ad accelerare tutte d’un colpo in seguito al brutale eccidio degli attivisti filorussi in Odessa, dopo di che hanno preso piede molti altri focolai.
Una seconda spinta vi è stata in seguito all’assassinio di civili inermi avvenuta a Mariupol’.
Ed ora, dopo il referendum dell’11 maggio e la risultante istituzione delle Repubbliche Autonome di Doneck e Lugansk, il virus della rivoluzione inizia a lacerare il tessuto ucraino già in diversi centri abitati.
I focolai divampano su tutto il territorio delle due neonate repubbliche e si accendono di tanto in tanto ad Odessa e a Charkov. Anche se qui non vi sono ancora fiamme così potenti, il potere di Kiev convive sempre più difficilmente con il clima rivoluzionario delle masse.
La guerra tra le due parti continua: i territori in rivolta e quelli controrivoluzionari convivono nel caotico disordine e compiono atti di aggressione l’uno contro l’altro.
La guerra incalza. E in questo giovane conflitto l’esercito di miliziani del Donbass si sta comportando egregiamente.
Una linea del fronte comune ancora non c’è, ma presto vi sarà, disposta proprio lungo la linea dei confini occidentali delle nuove repubbliche.
Avendo ricevuto in dote dal referendum anche il diritto morale di lottare per la propria rivoluzione, le due nuove repubbliche con coraggio provano a riunire le proprie ardenti rivolte sotto un’ardente ed unica entità nazionale.
Vorrei che si ponesse l’attenzione sul carattere liberatore della sommossa in atto nelle Repubbliche di Doneck e Lugansk (e certamente anche sul carattere liberatore della rivoluzione in Crimea, la quale, per sua fortuna, è riuscita a sfuggire all’Ucraina sotto l’egida russa senza guerra alcuna).
L’impossibilità di continuare ad esistere in seno all’Ucraina è diventata evidente dopo che, il 22 di febbraio, a Kiev è salito al potere un regime di estrema destra, che ha fatto dell’Euromajdan il suo simbolo.
Fin qui l’appartenenza all’Ucraina delle regioni “russe” sud-orientali è stata sì umiliante e sgradevole, tuttavia ancora non considerabile mortalmente pericolosa. Ma con l’arrivo al potere di questo regime di estrema destra filo-occidentale, la cui guida è formata da originari dell’Ovest del Paese, nonché seguaci dei suoi ideali, questi ha cominciato a rappresentare un pericolo mortale. Già aveva assunto questa parvenza durante gli eventi del Majdan di inizio febbraio, per poi mostrare tutta la sua crudeltà nel folle massacro di Odessa.
Il regime di estrema destra, nel quale coloro che secondo gli standard mondiali sarebbero considerabili dei criminali di guerra patentati si ritengono santi, fronteggia direttamente quelli che sono i valori del Sud-Est.
Gli abitanti delle regioni Sud-orientali considerano l’esercito al servizio di tale regime come occupante, mentre il fatto che i soldati di tale esercito parlino una lingua comprensibile ai suddetti abitanti – ovvero il russo e l’ucraino – non fa altro che aggiungere una nota sinistra agli avvenimenti. Una nota di terrore.
La popolazione è in rivolta con lo scopo di liberarsi, è un fatto certo. Essendo rimasta nella prigionia ucraina per ben ventitré anni, avendo resistito ai vari premier bugiardi e truffatori, ai vari Timošenko, Juščenko, Janukovič, il Sud-Est non vuole più patire i sanguinari assassini al potere. Poiché i truffatori, in qualche modo, si possono sopportare, gli assassini no di certo.
Ed ecco spiegata le semplici ragioni dei territori in rivolta, ecco la loro banale motivazione: scacciare gli occupanti dalla loro terra.
Perché è tutto così semplice, la motivazione è semplice. La rivolta di libertà delle regioni Sud-orientali dell’Ucraina è destinata a trionfare.
Non vogliono vivere con degli assassini al potere. E non ci vivranno.
E si separeranno da questa Ucraina da loro governata. Ed insieme alle prime due repubbliche si separeranno dall’Ucraina anche la regione di Charkov, quella di Odessa, di Nikolaev, di Cherson e, io spero, anche lo Zaporože. Vi sarà una grande battaglia per quella di Dnipropetrovsk. Anche se la Russia si rifiuterà prenderle con sé, loro si separeranno.
Un nuovo Paese è comparso sulle cartine d’Europa.
Kiev Kaput!
Eduard Limonov, Izvestija, 19 maggio 2014.