L’altro giorno, nei video in tendenza su Youtube, scorgo uno degli Italian Brainrot Animals in un video per bambini. Era uno di quei video di Dani e Robbi (dei Me contro Te che… ce la stanno facendo?) di un’ora e mezza, pensato per abbandonare i bambini davanti al tablet mentre si fa altro. Un’ora e mezza di delirio con recitazione paternale imbruttita e il titolo era TUM TUM SAHUR HA PRESO IN OSTAGGIO DANI ! CHE COSA VUOLE. Rabbit hole che mi avrebbe rubato diverse ore di vita. In realtà il loro canale, negli ultimi tempi ha una lore espansa e personale a tema tum tum tum sahur (come lo chiamano loro) e i commenti sono pieni di bambini che, con le poche parole che riescono a scrivere, fanno il tifo per loro. Non sono gli unici video italiani, abbiamo anche capolavori come EPISODIO 5: FIGLIACHIARA SI TRASFORMA IN TUM TUM TUM SAHUR , VIENE POSSEDUTA E CI INSEGUE!. Su TikTok si perde il numero di video per bambini (e spesso realizzati da bambini) a tema Brainrot Animals. E io ancora non riesco bene a capire come possa succedere che un meme così volgare e violento, complesso e per certi versi inquietante possa spopolare tra i bambini.
Ma cosa sono i Brainrot Animals?
Per chi si fosse perso questa wave che durerà probabilmente ancora qualche mese salvo risignificarsi e secolarizzarsi in una serie di giocattoli nel Sud-Est Asiatico come accaduto per Skibidi Toilet, gli Italian Brainrot Animals sono un trend virale emerso su TikTok all’inizio del 2025, caratterizzato da video che associano creature generate da intelligenza artificiale con nomi pseudo-italiani e narrazioni nonsense. L’effetto di voci sintetizzate in italiano che associano rime casuali e surreali è ipnotico. E si vede. Come scrive l’utente:
“Biggest cultural impact Italy has had in decades“
Parliamo di centinaia di milioni di views in poche ore, da tutto il mondo, per video come Tung Tung Tung Sahur vs Bombardiro Crocodilo: Who is stronger? o quiz quali Guess The Italian Brainrot Animal, top 5 Italian Brainrot, movie compilation a 360 gradi horror a tema Tung Tung Tung Sahur, come trasformarsi in Tung Tung Tung Sahur su Roblox e lore generate con IA tipo impact stories. Tra i personaggi più rappresentativi del trend troviamo: Tralalero Tralalá, uno squalo con scarpe da ginnastica (accompagnato da bestemmie rispettivamente a Dio e Allah), Chimpanzini Bananini, una creatura metà scimmia e metà banana e Lirilì Larilà, un ibrido tra un cactus e un elefante. Ma ce ne sono molti altri e ogni giorno ne diventa canonico uno nuovo.

Ma sono forse i due più famosi, quali Tung Tung Tung Sahur (un bastone indonesiano antropomorfo con gli occhi spalancati che tiene in mano un altro bastone) e Bombardiro Crocodilo (un ibrido tra un alligatore e un bombardiere militare che, dice la voce IA in sottofondo, bombarda i bambini di Gaza) a funzionare come significanti sciolti che non fluttuano più tra poli di senso. Fluttuano nel vuoto. E come già successo per Poppy Playtime o Skibidi Toilet, i bambini se ne appropriano, perché se la massa dirige la risignificazione nella memetica, l’ondata dei bambini su TikTok guida incontrastata il braccio di ferro semantico. E a vedere la produzione attuale, sono perfettamente consci delle dinamiche e dei lessici dei loop memetici: la ripetizione diventa godimento nel suo fallimento di significare. TikTok e YouTube Kids stanno creando un canale infantile per evacuare il senso.
Video pensati per il digital parking degli infanti che puntano alla loro dissociazione. Il bambino non oggettifica l’orsetto, ma la pace che gli dà. Tung Tung Tung Sahur è un oggetto che placa la domanda di senso con l’ipnosi da sovraccarico. Se la produzione culturale è stata per secoli uno specchio (di Narciso, della storia, dell’identità), oggi è uno sfintere. Non riflette: espelle. L’immaginario che si va tracciando nei contorni dell’estetica brainrot non è tanto un teatro quanto un tubo digestivo. I contenuti, lungi dal reiterare senso o analisi, puntano al rilascio immediato. La fruizione è evacuativa: si guarda per liberarsi, si consuma per svuotarsi. Il significante è tutto e il significato è superfluo, nemmeno più temporaneo. E ciò nonostante, questi video vengono capiti perfettamente. Un bambino di 4 anni riesce a riconoscere uno Skibidi, un cameraman, un G-Toilet. La grammatica c’è. Ma è oltre la parola e direttamente al sintomo.
Questo perché nella palude semantica degli Italian Brainrot Animals si intuisce una nuova forma di alfabetizzazione. I bambini che decodificano questa estetica stanno imparando a riconoscere pattern nell’apparente nonsense, a estrarre significati frammentari da un flusso incessante di stimoli. Una forma di metalinguaggio basato sul riconoscimento di pattern che si adatta all’iperstimolazione informativa. È un’alfabetizzazione post-testuale, il senso è nelle relazioni tra frammenti audiovisivi, nei ritmi, nelle ripetizioni, nelle variazioni minime di pattern riconoscibili. Mentre gli adulti si disperano per la morte della cultura, i bambini stanno forse sviluppando gli anticorpi cognitivi per sopravvivere nell’era della singolarità algoritmica.
C’è una verità clinica dentro tutto questo: solo il trauma ripetuto è ormai confortante. Come i soldati che dormono solo nel rumore delle esplosioni, i bambini del capitalismo digitale trovano quiete solo nella frenesia iperstimolante. Tung Tung Tung Sahur non è un cartone: è una ninna nanna da trincea per l’iperstimolo. YouTube Kids pullula di video da un’ora di gesti compulsivi, micro-narrazioni cripto-traumatiche. Si potrebbe quasi vedere nell’estetica brainrot l’evoluzione o il pastiche dell’MLG di dieci anni fa. Eppure quel linguaggio era sovraccarico e situato, una rappresentazione nevrotica dell’estetica gamer, questo è collassato e vitale. Dominato da bambini e dall’autoreferenzialità.
I bambini guardano questi video per dissociarsi e questa è la chiave del loro successo. Già nell’infanzia stanno evadendo dal reale, catturandosi in loop egodistonici per prepararsi al mondo dopo. La pedagogia della violenza, dopotutto, si tramanda attraverso l’alienazione, non con la presenza. In un’epoca di promotori del rinascimento psichedelico che punta al reincantamento, potremmo definirlo capitalismo allucinatorio, un sistema economico che produce esperienze dissociative strutturate algoritmicamente. Questo è il potere del brainrot, i media contemporanei non stimolano più il desiderio attraverso la promessa di soddisfazione, ma attraverso la promessa di sospensione temporanea della necessità stessa di desiderare. Un ecosistema di valore puramente circolatorio: conta solo la velocità e l’ampiezza della circolazione, indipendentemente da qualsiasi contenuto.
La fuga dal reale serviva a creare un reale a cui tornare, ora a far diventare la fuga l’unico spazio abitabile. Rimangono solo algoritmi che fanno girare spettri linguistici in necrosi semantica. È la forma aggiornata del lapsus freudiano, solo che nessuno vuole interpretarlo: visualizza, consumati, crepa.
Non voglio certo che passi una nostalgia implicita per un passato supposto in cui i contenuti per bambini avevano più senso o valore pedagogico. Non dev’essere necessariamente così. Non è il contenuto, ma l’ideologia mediale a strutturare il campo del senso. L’estetica brainrot è la pedagogia perfetta per il tardo capitalismo digitale: non comunica niente, nel bene o nel male, ma insegna cognitivamente la resilienza all’assurdo. Il bambino che sopravvive a novanta minuti di Tung Tung Sahur è lo stesso che domani navigherà senza bussola tra lavori precari, crisi climatica e relazioni liquefatte dall’algoritmo. Non è un caso che questi contenuti prosperino mentre collassa la narrazione del progresso: l’alfabetizzazione al nonsense è il simulacro del futuro mancante. Il sistema educativo tradizionale prometteva senso e linearità in un mondo che non ne ha più; YouTube Kids promette almeno l’anestesia. I genitori che parcheggiano i figli davanti a questi video sono maestri di pragmatismo. Stanno addestrando la prole all’entropia. Impareremo già così la dipendenza negativa, cercare lo stimolo oltre il piacere atrofizzato che procura, per l’assenza di stimolo che segue, per quel momento di esaurimento cognitivo che rappresenta l’unica forma di quiete accessibile.
Gli Italian Brainrot Animals sono uno dei primi casi di successo di industria culturale completamente algoritmizzata: contenuti generati da macchine, distribuiti da macchine, consumati attraverso algoritmi che ne perpetuano la viralità in un ciclo perfettamente autopoietico. E i bambini imparano a dissociarsi. Nel frattempo, abbiamo su TikTok quei lobotomizzati dei lionfield che mostrano al nonno i vari abomini generati con IA mentre lui, incosciente e passivo, ripete i nomi. Nei commenti, centinaia di persone li ringraziano per non aver inserito quelli “cattivi” o “blasfemi” e per questo dimostrano di essere veri italiani. Commenti come: Tysm for not adding the ones that gives hate on muslims -love from Palestine. Nel 2025, con il passare di strani eoni, chi è sotto le bombe ringrazia chi vende quelle bombe di non nominare in un video su TikTok un animale generato con l’IA che tra parole detto a caso, nomina anche il suo Dio.